Interpellanza – Per le FFS il Locarnese è una tratta di serie B?

Testo depositato

1. Il Consiglio federale è consapevole della grande importanza per il turismo locarnese del collegamento diretto Basilea-Zurigo-Lucerna a destinazione di Locarno?

2. In caso di risposta affermativa, come spiega la notizia comunicata dalle FFS secondo cui a partire dal 2016/17 intendono sopprimere il collegamento diretto tra i principali centri della Svizzera tedesca e Locarno?

3. Il Consiglio federale condivide questa decisione?

4. Non ritiene che la soppressione dei treni diretti a destinazione di Locarno comporterà grossi disagi ai viaggiatori, soprattutto agli anziani e alle famiglie e annullerebbe i benefici derivanti dal miglioramento dei tempi di percorrenza grazie ad Alptransit?

5. Per eliminare questi inconvenienti, il Consiglio federale è disposto a valutare delle linee o degli orari alternativi che consentano di mantenere collegamenti diretti tra la Svizzera tedesca e il Locarnese?

Motivazione

Grazie all’apertura di Alptransit il tempo di percorrenza dei treni tra la Svizzera tedesca e il Ticino si accorcerà di un’ora, con tratte più veloci e più frequenti. I ridotti tempi di viaggio per il traffico viaggiatori costituiscono un evidente miglioramento dell’offerta. Purtroppo questa bella notizia è inficiata da una cattiva: i viaggiatori provenienti dai grandi centri della Svizzera tedesca, come Zurigo, Basilea e Lucerna, principali bacini di provenienza dei turisti diretti nel Locarnese, non potranno più usufruire di un collegamento diretto, ma dovranno cambiare convoglio una volta giunti a Bellinzona, con evidenti disagi soprattutto per le persone anziane e le famiglie.

Se tale informazione fosse confermata dal Consiglio federale, la meta turistica del Locarnese verrebbe fortemente discriminata rispetto alle altre, e potrebbe pregiudicare l’attrattività di un’intera regione, già duramente colpita dalla notizia dei ritardi nel risanamento della stazione ferroviaria di Locarno.

Risposta del Consiglio federale del 20.11.2013

1. Il Consiglio federale è consapevole dell’importanza del turismo per la regione del lago Maggiore. L’accessibilità ferroviaria è fondamentale per mantenerne l’attrattività nazionale e internazionale.

2.-4. L’intero canton Ticino beneficerà dell’apertura della galleria di base del San Gottardo nel 2016 e del Ceneri nel 2019. I collegamenti verso nord miglioreranno quindi nettamente. Tra il Ticino e la Svizzera tedesca verrà introdotta la cadenza semioraria e i tempi di percorrenza si ridurranno di circa 45 minuti per il Sopraceneri e di 60 minuti per il Sottoceneri.

Con l’apertura della galleria di base del Ceneri e gli investimenti previsti nell’ambito dei programmi SIF e Prossif 2025, il Ticino vedrà l’introduzione di un sistema di rete celere regionale con cadenze più frequenti e tempi di percorrenza più rapidi. Grazie agli interventi previsti, quali la ristrutturazione delle stazioni di Bellinzona e Lugano, la realizzazione della bretella di Camorino, l’aumento di capacità tra Bellinzona e Locarno (terzo binario tra Bellinzona e Giubiasco e raddoppio del binario tra Contone e Tenero), la regione di Locarno sarà ben integrata in questa rete godendo di collegamenti rapidi e diretti con Bellinzona e Lugano e risulterà quindi anche più vicina per i potenziali turisti.

La catena di trasporto è un fattore importante per l’attrattività dei trasporti pubblici. Per questa ragione il gruppo di lavoro misto incaricato della pianificazione della rete celere regionale ticinese, composto da esperti del canton Ticino, dell’Ufficio federale dei trasporti e delle FFS, presta particolare attenzione all’ottimizzazione delle coincidenze affinché tutta la popolazione della regione possa beneficiare del nuovo assetto ferroviario. Locarno, come le altre stazioni situate sulla tratta Locarno-Giubiasco, sarà collegata a Bellinzona e a Lugano con treni diretti a cadenza semioraria. Per completare la catena di trasporto, in queste due città i viaggiatori disporranno di coincidenze per Zurigo, Lucerna-Basilea, Milano, Varese, la Malpensa e la Leventina.

Attualmente Locarno usufruisce di due collegamenti all’ora con il nord delle Alpi: un collegamento diretto e uno con coincidenza a Bellinzona per i treni Intercity. In base ai rilevamenti delle FFS, già oggi quasi due terzi dei viaggiatori diretti o provenienti da Locarno fanno uso del collegamento con coincidenza a Bellinzona perché più rapido. A partire dal 2016, i tempi di percorrenza tra Locarno e la Svizzera tedesca si ridurranno di circa 40 minuti: Locarno e l’intera regione risulteranno quindi più attrattive nonostante la soppressione dei collegamenti diretti.

Per queste ragioni il Consiglio federale ritiene che il piano d’offerta previsto a seguito dell’apertura della NFTA favorirà la destinazione turistica del Locarnese.

5. Per quel che riguarda i collegamenti diretti tra Locarno e la Svizzera tedesca, il canton Ticino, l’UFT e le FFS stanno valutando le possibili soluzioni per i periodi di maggior afflusso come i fine settimana o i periodi di vacanza. I risultati sono attesi per l’estate 2014.

Interpellanza – De profundis per la stazione ferroviaria di Locarno?

Testo depositato

1. Il Consiglio federale conferma il forte ridimensionamento del progetto di risanamento della stazione di Locarno-Muralto?

2. Come intende procedere affinché il preannunciato risanamento avvenga nonostante il ridimensionamento in tempi celeri?

3. A quanto ammonta l’investimento previsto nel progetto ridimensionato?

4. Quali misure intende adottare affinché la nuova variante del progetto di riqualifica della stazione tenga conto in maniera adeguata della vocazione fortemente turistica dell’intera regione del lago Maggiore?

Motivazione

Con grande stupore e delusione da parte delle autorità locali, ad inizio agosto le FFS hanno annunciato che la riqualifica della stazione ferroviaria di Locarno-Muralto e l’aggiunta di un nuovo centro congressi, non s’hanno da fare. Invocando ragioni di sostenibilità economica le Ferrovie hanno accantonato il progetto che prevedeva sull’area della stazione odierna e del grande parcheggio adiacente, una nuova stazione con centro congressuale da 2000 posti, alberghi e terrazza panoramica. Il progetto alternativo, i cui contorni non sono noti, dovrebbe essere presentato tra otte di dieci mesi. Questo cambiamento di procedura comporterà non pochi ritardi per la sistemazione definitiva dell’interno comparto, con ripercussioni negative gravi sull’attrattività turistica di un’intera regione, che tra l’altro accoglie un festival del film a valenza internazionale.

Infatti, si ricorda che la stazione di Locarno-Muralto dovrebbe fungere da biglietto da visita per i turisti che si recano nella più importante meta turistica del cantone Ticino. Purtroppo la stazione versa attualmente in condizioni indecenti ed indegne per una meta turistica di tale importanza. I ritardi nel risanamento della stazione preoccupano soprattutto per le ripercussioni che potrebbero avere sull’attrattività turistica di un’intera regione.

Risposta del Consiglio federale del 20.11.2013

1. Il progetto di riqualifica e risanamento della stazione di Locarno-Muralto citato dall’interpellante è stato lanciato nel 2008 da FFS Immobili e dal municipio di Muralto. Si trattava anzitutto di un progetto immobiliare e urbanistico, privo di misure d’esercizio o di tecnica ferroviaria che rientrano nei settori di competenza della Confederazione. Il Consiglio federale non può quindi esprimersi sui contenuti concreti del progetto e sulle pianificazioni di FFS Immobili.

2./3. In merito alla realizzazione del progetto, frutto di uno studio del 2008 compiuto in collaborazione con il municipio di Muralto, FFS Immobili ha annunciato lo scorso 9 agosto al Consiglio federale che non lo porterà avanti nelle dimensioni previste, visto il suo sovradimensionamento e i diversi punti critici scaturiti dalla sua analisi. I punti critici sono di ampia portata e riguardano in particolare la redditività economica, gli aspetti ambientali, la tutela dei monumenti, la costruzione in più fasi e la realizzazione del progetto.

Le FFS sono però interessate ad uno sviluppo sostenibile dell’area su basi realizzabili, in modo da aumentarne l’attrattività – senza compromettere la volontà di ristrutturare l’edificio storico protetto della stazione – in funzione dell’aumento della clientela previsto a seguito dell’apertura di Alptransit. La ristrutturazione di questo edificio sarà sicuramente un primo passo in questa direzione.

Al momento è in corso uno studio strategico per lo sviluppo dell’area, che fungerà da base per la definizione degli interventi effettivi da compiere nei prossimi anni in funzione delle potenzialità turistiche del Locarnese e nell’ottica dell’apertura di Alptransit. Per il momento i costi di investimento non sono ancora noti: lo potranno essere solo dopo i risultati dello studio strategico.

4. Il progetto menzionato è stato inserito nel programma d’agglomerato con priorità A (prima tappa) e priorità B (seconda tappa). Questa definizione delle priorità è confermata dall’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE). Il corrispondente messaggio è in consultazione fino alla fine di ottobre 2013 e sarà presumibilmente approvato dal Consiglio federale il prossimo anno.

Vignetta autostradale a 100 franchi: SI ma perché?

Il prossimo 24 novembre siamo chiamati a votare l’adeguamento del prezzo della vignetta, che passerebbe da 40 a 100 franchi. Su questo tema il campo degli oppositori ha un compito piuttosto facile. Perorare l’aumento di una tassa, come per chi scrive, non è mai un’operazione molto popolare. È sicuramente più semplice far passare il messaggio, secondo cui gli automobilisti pagano già a sufficienza e non devono più essere chiamati alla cassa.
Iniziamo con il ricordare che il prezzo della vignetta è rimasto invariato dal lontano 1995 e l’aumento previsto scatterà solo quando le riserve del fondo stradale saranno inferiori alla soglia minima di 1 miliardo di franchi, ciò che dovrebbe essere il caso nel 2016. E a cosa servirà l’aumento? Ecco il nocciolo della questione che va spiegata ai cittadini: gli automobilisti pagheranno di più perché dal 1995 sono stati costruiti 270 chilometri supplementari di autostrade. Occorre dunque mantenerle in esercizio e anche risanarle. Dall’altro canto, circa 400 chilometri di strade saranno cedute dai cantoni alla Confederazione: anche per loro, oltre alla normale manutenzione e messa in sicurezza, saranno pure necessari importanti investimenti per nuove infrastrutture. L’aumento previsto serve appunto anche a finanziare questi progetti, volti a decongestiontare il traffico su alcune tratte della rete nazionale.
Noi ticinesi siamo abituati, non a torto, a ragionare in termini di vantaggi regionali. Quello dell’estensione della rete delle strade nazionale è un progetto a forte valenza per il nostro Cantone, poiché la Confederazione riprenderà due importanti collegamenti: la Stabio-Gaggiolo e soprattuto la A2-A13. Il Ticino sarà così sgravato dei costi di manutenzione ed esercizio dei due tratti esistenti, compresa la galleria Mappo-Morettina che per le casse cantonali è molto onerosa (si stimano ca. 10 mio. di franchi l’anno). Inoltre, in caso di approvazione dell’aumento della vignetta, avremo ottime possibilità di vedere finalmente realizzato il collegamento veloce del locarnese, visto che il Cantone non sarebbe comunque in grado di finanziarlo.
Non è del resto un caso che il fronte rosso-verde, che notoriamente vuole limitare gli investrimenti a favore delle strade, combatte l’aumento delle vignetta.
Si parla spesso di coesione nazionale: se vogliamo che la Confederazione continui a sviluppare la rete di strade nazionali in tutte le regioni, incluse quelle periferiche, dobbiamo coerentemente essere disposti a mettere a disposizione i mezzi finanziari necessari. Sarebbe davvero un peccato non cogliere l’importanza di questo progetto e le sue implicazioni future per il Ticino.
Per queste ragioni vi invito a votare SI all’adeguamento del prezzo della vignetta.

Terminali sulla Piana del Vedeggio? No grazie!

Settimana scorsa il Consiglio nazionale ha approvato, allineandosi agli Stati, il messaggio sul corridoio 4 metri, grazie al quale verranno investiti 990 mio. di franchi lungo gli assi ferroviari del Gottardo e del Sempione (di cui 280 mio. in Italia), per adattare a un’altezza di 4 metri appunto, i profili dei tunnel (ma anche altre infrastrutture) e consentire il transito dei semi-rimorchi e container. Si tratta, a non averne dubbio, di una decisione importante per la politica dei trasporti svizzera, che avrà ripercussioni positive anche per il nostro Cantone. La realizzazione di un corridoio di 4 metri rappresenta infatti un tassello fondamentale nell’ottica di trasferimento delle merci dalla strada alla ferrovia (grazie a questo investimento si stima che ca. 160’000 veicoli pesanti potranno essere caricati sui treni), fortemente voluto dal popolo svizzero. Accanto a questi interventi di allargamento delle gallerie, se vogliamo almeno in parte sfruttare l’enorme potenziale delle traversali alpine, ed evitare che Alptransit – costato alla Svizzera oltre 20 miliardi di franchi – rimanga una sorta di cattedrale nel deserto, dobbiamo anche creare le premesse affinché venga completato lo sbocco in Italia e in particolare verso i terminali di trasbordo di Busto-Arsizio, Gallarate e quelli nei dintorni di Milano. Pur avendo qualche dubbio sulla reale volontà dell’Italia di realizzare queste infrastrutture, soprattutto lungo la linea Ranzo-Luino, dove per altro non mancano le opposizioni da parte delle autorità locali, va ribadito come il Ticino abbia tutto l’interesse a sostenere il prefinanziamento dei terminali in Italia. Questa soluzione non è tra l’altro nuova poiché già nel passato abbiamo collaborato con i nostri vicini a sud, prefinanziando opere di grande interesse per il nostro Paese. Agirono nello stesso modo anche gli italiani e i tedeschi quando nell’Ottocento sostennero e finanziarono la galleria ferroviaria del San Gottardo.
E’ infatti evidente che se il corridoio di 4 metri dovesse fermarsi al confine, l’ipotesi di vedere realizzati dei terminali di carico di TIR sul nostro territorio diventerebbe molto concreta. Questa soluzione, non solo violerebbe il principio costituzionale secondo cui il trasferimento delle merci dalla strada alla ferrovia deve avvenire da frontiera a frontiera, ma sarebbe deleteria per il nostro Cantone, e questo per diversi motivi. Immaginiamoci cosa significherebbe realizzare un terminale di trasbordo ad esempio sulla piana del Vedeggio per il carico di container e semirimorchi che proseguiranno sulla linea di Alptransit in direzione del Gottardo! Proprio per evitare questa eventualità, nel corso del dibattito parlamentare ho presentato un emendamento che chiedeva di escludere l’adattamento a 4 metri delle sagome delle gallerie lungo la vecchia linea del Ceneri, per scongiurare il collegamento con un eventuale terminale sul Vedeggio. La risposta della Consigliera federale Leuthard è stata rassicurante: ha ammesso che lo scenario di un terminale in Ticino è una soluzione difficilmente praticabile, una ultima ratio, e per questo terrà in conto le preoccupazioni formulate dal Cantone Ticino e dalle autorità locali in questi ultimi mesi. A fronte di queste sue dichiarazioni ho pertanto deciso di ritirare l’emendamento. Per il momento possiamo dunque lasciare da parte i “forconi del nonno” invocati da Savoia, ma sarà tuttavia importate rimanere molto vigili e seguire con attenzione e fermezza gli sviluppi attorno a questo progetto, soprattutto per quanto attiene alle trattative in corso con l’Italia.

Saluto in occasione della quarta edizione della Fiera dell’Artigianato, Bellinzona

Presidente Glati Claudio Gianettoni,

Autorità presenti,

Artigiane ed artigiani espositori,

Gentili signore, egregi signori,

è un vero piacere poter partecipare alla quarta edizione della Fiera dell’Artigianato qui all’Espo Centro, dove per 4 giorni 60 artigiani si presenteranno ed esporranno prodotti che sono frutto del loro lavoro, e di una tecnica e un sapere, tramandato da generazioni.

Ma c’è un ulteriore motivo che mi rende particolarmente felice e anche fiero di essere tra voi stasera ad inaugurare questa mainifestazione: il 29 novembre 2010, quindi tre anni fa quando ero ancora deputato in Gran Cosiglio, con altri quattro colleghi (Savoia, Bertoli, Gobbi, Merlini e Rusconi)  presentammo una mozione dal titolo: Artigianato ticinese: sostenere adeguatamente una risorsa importante per il territorio!

Nelle motivazioni si ricordava come anche in Europa, in Svizzera e nella nostra regione il contributo dell’artigianato all’economia e alla cultura del paese non va sottovalutato. Anzi, l’artigianato svolge un ruolo importante nella crescita di competenze, nella gestione di materiali e di valorizzazione del territorio, favorendo la

conservazione del patrimonio culturale e svolgendo nel contempo una funzione educativa importante nell’ambito dell’auto-imprenditorialità.

La mozione terminava rivolgedo un invito al Consiglio di Stato a voler far proprie le conclusioni di uno studio con cui si chiedeva di ripristinare l’aiuto dello Stato a favore dell’artigianato.

Alla mozione è poi stato dato seguito grazie al credito quadro 2013-2016 di 500’000 franchi . Si tratta di un  «periodo quadriennale test», al fine di favorire l’aiuto a progetti concreti e l’integrazione del settore nell’ambito economico regionale

È in questo senso che va visto lo sforzo di GLATI (Gruppo di lavoro Artigianato del Ticino) e la relativa iniziativa per la promozione del marchio “Artigianato del Ticino” concretizzata con la realizzazione della nuova e bellissima sede di Gordola recentemente inaugurata. Colgo l’occasione per rivolgere un plauso e un ringraziamento a tutti coloro che hanno creduto in questo importante progetto, con una menzione particolare a Claudio Gianettoni e Marcel Bisi veri e propri motori del progetto.

Ma veniamo alla fiera che ci apprestiamo ad inaugurare, che presente un filo conduttore suggestivo: “la tavola”.

 

La tavola è uno dei mobili più vissuti di una casa: riunisce famigliare e amici, è un supporto indispensabile per i nostri pasti, serve d’appoggio, oppure ancora per lavorare.

Proporre un legame tra l’artigianato e la tavola consente una riflessione trasversale sulla nostra tradizione e sulla nostra quotidianità per riscoprire la praticità, la concretezza e l’utilità dell’artigianato, troppo spesso visto come un settore che produce soprammobili decorativi da riporre da qualche parte ed ammirare distrattamente.

Grazie al tema della tavola viene intrecciato un legame stimolante tra l’artigianato ticinese con il passato e le nostre tradizioni. Ma è altrettanto vero, e basta fare un giro tra gli artigiani qui riuniti, che al di là della tradizione, l’artigianato ticinese ha negli anni saputo rinnovarsi sia nei materiali che nella loro lavorazione, seppur nella semplicità e la genuinità anteriore alle fibre sintetiche e alla lavorazione industriale.

Di questo sforzo, che permette al Ticino di oggi di ridare modernità alla sua autenticità, ai suoi valori, alle sue tradizioni e alla sua fedeltà ad un patrimonio culturale, vi ringrazio di cuore a nome di tutti i Ticinesi.

 

Fabio Regazzi

Consigliere nazionale

1:12 inutile, costosa e controproducente!

Fra i temi in votazione il prossimo 24 novembre vi è anche l’iniziativa popolare lanciata dai giovani socialisti che chiede si sancire nella Costituzione federale un rapporto massimo di 1:12 fra il salario più basso e quello più altro all’interno di un’azienda. La proposta si iscrive in un disegno più ampio, di cui la sinistra cerca di farsi interprete, che vorrebbe abbattere, o per lo meno attenuare, le diseguaglianze sociali. Se l’obiettivo è sicuramente nobile, lo strumento scelto è non solo completamente sbagliato, ma addirittura controproducente per le stesse categorie che l’iniziativa vorrebbe difendere. Ma vediamo perché. La prima domanda che si potrebbe porre è a sapere se è giusto che la politica salariale delle aziende debba sottostare a delle regole imposte dallo Stato, la cui applicazione creerebbe oltretutto ulteriore inutile burocrazia. Personalmente continuo a credere che questo sia un tema che deve rimanere di competenza dei partner sociali, modello che fino ad oggi ha comunque dato dei buoni risultati, come lo dimostra il fatto che la Svizzera è uno dei Paesi con il maggior benessere e con una disoccupazione fra le più basse in Europa. La verità è che il tema delle remunerazioni salariali è troppo complesso per poter essere ingabbiato in regole schematiche e semplicistiche come quelle proposte. Ci sono in effetti aziende in cui questo rapporto è superato e i collaboratori con i salari più bassi sono soddisfatti, mentre altre che non sarebbero toccate dall’iniziativa dove invece vi sono delle situazioni deplorevoli, che non verrebbero comunque risolte. Ma il vero paradosso di questa iniziativa è che ad essere colpiti non saranno solo i dirigenti con salari elevati. Aggirare la normativa sarà relativamente semplice: le imprese potrebbero trasferire i dirigenti con i salari più elevati all’estero, rispettivamente delocalizzare i settori della produzione meno retribuiti, investire nell’automazione o ancora dare in outsourcing determinati servizi. Il risultato sarà in ogni caso la perdita di posti di lavoro. Ma ciò che è ancora più grave è che a pagarne le conseguenze sarà la stragrande maggioranza delle piccole e medie aziende ma soprattutto i dipendenti delle stesse. E’ noto a tutti che i salari più elevati contribuiscono in maniera decisiva a finanziare le assicurazioni sociali e le casse pubbliche a tutti i livelli istituzionali. Secondo uno studio dell’Università di San Gallo, in caso di accettazione dell’iniziativa ai fondi dell’AVS e dell’imposta federale diretta verrebbero a mancare ca. 500 milioni e rispettivametne 1,5 miliardi di franchi, con perdite ovviamente anche per Cantoni e Comuni (a livello federale il 10% dei contribuenti versa il 75% delle imposte!). Si può discutere all’infinito se questa stima è corretta. Rimane il fatto la limitazione degli alti salari comporterà inevitabilmente importanti minori entrate al fisco e alle assicurazioni sociali che dovranno essere colmate. Da chi? Ovviamente chiamando alla cassa le cittadine e i cittadini, ma anche le aziende, che si vedranno aumentare il carico fiscale e il prelievo degli oneri sociali sui salari. Un vero e proprio boomerang, con effetti potenzialmente devastanti per la nostra piazza economica. Nel contesto internazionale la Svizzera viene guardata con ammirazione e anche con malcelata invidia per le condizioni economiche e sociali che ha saputo creare. Se non vogliamo, in nome di una presunta giustizia retributiva, mettere a repentaglio questo modello di successo diciamo un chiaro NO all’iniziativa 1:12.

Interpellanza – Plurilinguismo. Bando di concorso del DFAE

Testo depositato

Tra i requisiti di un bando di concorso del DFAE (DSC, Aiuto Umanitario e CSA) per i posti di “Architectes et Ingénieurs en génie civil” figura: “De langue maternelle français ou allemande, vous maîtrisez très bien l’autre langue, de même que l’anglais; la maîtrise d’autres langues représente un atout.”

1. Quali sono le mansioni di questa figura che richiedono “ottime conoscenze” di queste due lingue ufficiali – ma non della terza – più l’inglese?

2. Come mai è richiesta la madrelingua, criterio biografico e non funzionale, perciò discriminatorio?

3. La comunità linguistica italofona è sottorappresentata nel DFAE (4,6% nel 2012). Perché nel bando di concorso non è stato indicato che le candidature di questa comunità sono particolarmente gradite, come prescritto al n. 813 delle Istruzioni concernenti il plurilinguismo (FF 2003 1312)?

4. Si stima che questo bando di concorso sia conforme alla LLing e alle sue norme di attuazione?

5. Considerando la risposta 3 dell’interpellanza Regazzi 13.3360 e la risposta 4 dell’interpellanza Quadri 13.3359, non si reputa opportuno rafforzare il ruolo della delegata al plurilinguismo del DFAE, affinché i bandi di concorso siano in futuro in linea con le disposizioni legali e le linee guida?

Motivazione

Accogliendo la mozione 05.3186, il Parlamento ha incaricato il Consiglio federale di “eliminare ogni e qualsiasi discriminazione nei confronti della lingua italiana nei bandi di concorso dei posti federali”. Risultano essere discriminatori o comunque non conformi ai principi del plurilinguismo in particolare dei bandi di concorso il cui profilo linguistico include requisiti specifici che non trovano una giustificazione nelle mansioni legate alla funzione in questione o che si basa su criteri biografici e non funzionali (è p. es. da considerarsi discriminatorio in quasi tutti i casi la richiesta di competenze a livello di “madrelingua”). Sono pure contrari ai principi del plurilinguismo bandi di concorso che non danno titolo preferenziale a candidati e candidate che padroneggiano il maggior numero possibile di lingue ufficiali. Si auspica che le Istruzioni del Consiglio federale concernenti il plurlinguismo (FF 2003 1312) e le “Linee guida per questioni in materia di personale – Plurilinguismo” dell’UFPER vengano pienamente rispettate.

Risposta del Consiglio federale del 29.01.2014

La promozione del plurilinguismo, l’equa rappresentanza delle varie comunità linguistiche e l’integrazione del plurilinguismo e della diversità culturale in seno al DFAE sono aspetti importanti. Per il bando di concorso in questione è stato erroneamente utilizzato un vecchio modello.

1. Il bando in oggetto era finalizzato alla ricerca di personale per il Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA). L’obiettivo non era quello di coprire un posto specifico, bensì, più in generale, di ampliare il pool di architetti e ingegneri civili del CSA da destinare ai luoghi d’impiego più disparati. Le lingue più parlate nei luoghi d’impiego all’estero sono l’inglese e il francese, o eventualmente lo spagnolo, ma ai membri del CSA sono richieste buone conoscenze passive del tedesco per garantire la comprensione della grande quantità di testi e corrispondenza redatti in questa lingua.

2. Il criterio “di madrelingua francese o tedesca” è discriminatorio e non avrebbe dovuto essere utilizzato per questo bando di concorso.

3. Il 5,5 per cento dei collaboratori del DFAE appartiene alla comunità linguistica italofona (dato aggiornato al 30 giugno 2013). L’indicazione del fatto che “le candidature di questa comunità [linguistica] sono particolarmente gradite” non è stata inserita nell’annuncio perché nel CSA vengono ammessi tutti i candidati che superano la procedura di assunzione.

4. In questa forma, il testo del bando di concorso non è conforme né alla legge sulle lingue né alle relative norme di attuazione.

5. I responsabili del DFAE sono tenuti a far verificare i bandi dalle Consulenze RU del DFAE in fase di elaborazione e a vigilare soprattutto sugli aspetti legati al plurilinguismo. Come indicato dal Consiglio federale nella risposta alle interpellanze 13.3360 Regazzi e 13.3359 Quadri, in merito al plurilinguismo nella formulazione dei bandi di concorso non è necessario consultare sistematicamente il servizio Pari opportunità DFAE. Le Consulenze RU del DFAE e la delegata al plurilinguismo, unitamente ai superiori gerarchici, si adoperano tuttavia per soddisfare i criteri di selezione del personale definiti nelle istruzioni del Consiglio federale e nella guida dell’UFPER.