Amnistia fiscale – Mozione di commissione (CET-N)

Il Consiglio federale è incaricato di sottoporre all’Assemblea federale un progetto di modifica di legge che permette ai cantoni che vogliono realizzare un’amnistia fiscale, di concedere delle riduzioni in materia di recupero d’imposta.
Motivazione
Il sistema fiscale svizzero si fonda sul principio del federalismo. Confederazione e Cantoni (ed a loro volta i Comuni) hanno una propria sovranità fiscale nel prelievo delle imposte. Da qualche anno a questa parte, diversi Cantoni hanno tentato, mediante il loro diritto cantonale, di inserire nelle legislazioni fiscali delle misure concrete volte a favorire l’emersione dei capitali non dichiarati, soprattutto cercando di rendere più attrattivo l’istituto dell’autodenuncia esente da pena (in vigore dal 2010). Tra i Cantoni pionieri possiamo citare Giura, Ginevra, Ticino e da ultimo Friborgo. Tuttavia, con una sentenza del 30 marzo 2015 (DTF 141 I 78), il Tribunale federale ha giudicato l’amnistia fiscale cantonale ticinese contraria al diritto federale superiore, ritenendo che i Cantoni sono obbligati, secondo la Legge federale sull’armonizzazione delle imposte dirette dei Cantoni e dei Comuni (LAID), ad effettuare il ricupero delle imposte cantonali (e comunali) sottratte in modo integrale.
La presente mozione mira a far rispettare il federalismo in materia fiscale permettendo, ai cantoni che lo vogliono, di concedere delle riduzioni in materia di recupero di imposta (amnistia fiscale cantonale).

Domanda – Espulsione per i tre iracheni condannati per attività legati all’Isis in Svizzera

Per la prima volta il Tribunale penale federale ha condannato a pene detentive tre iracheni accusati di essere membri o sostenitori dell’Isis, per aver cercato di introdurre in Svizzera informazioni, materiale e persone in vista dell’attuazione di un attentato.
Chiedo al Consiglio federale:
– Dopo il carcere sarà decretata l’espulsione nel paese d’origine dei tre criminali?
– Se così non fosse, vista la gravità dei reati, non dovrebbe prevalere l’interesse pubblico del nostro Paese rispetto alle libertà personali dei condannati?

Risposta della Consigliere federale Sommaruga Simonetta del 06.06.2016
Per ragioni di protezione dei dati e della personalità, il Consiglio federale non può prendere posizione riguardo a una procedura d’asilo o in materia di legislazione sugli stranieri in particolare.
Giusta la legge sull’asilo, l’asilo è revocato al rifugiato che ha attentato alla sicurezza interna o esterna della Svizzera, la compromette o ha commesso reati particolarmente riprensibili. Allo stesso modo, l’asilo è revocato o la qualità di rifugiato è disconosciuta se lo straniero ha ottenuto l’asilo o gli è stata riconosciuta la qualità di rifugiato grazie a dichiarazioni false o alla dissimulazione di fatti essenziali. Per analogia, gli stessi criteri sono esaminati per la revoca dell’ammissione provvisoria. Le disposizioni precitate non dispensano tuttavia le autorità – federali o cantonali – dall’esame dell’ammissibilità dell’esecuzione dell’allontanamento. Tale misura deve essere infatti conforme sia alla Costituzione, sia alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Tale norma proibisce l’allontanamento di una persona verso uno Stato, allorquando sussista un serio rischio che essa venga sottoposta alla pena di morte, alla tortura o ad altri trattamenti o pene inumane o degradanti.

Regazzi Fabio (C, TI):
Signora consigliera federale, la ringrazio per la risposta. Questo significa quindi che anche un richiedente l’asilo o una persona al beneficio di un permesso di ammissione provvisoria che commette dei reati della gravità come quelli per i quali sono stati condannati questi tre iracheni, nell’ambito di attività a favore dell’ISIS, non può essere rispedito al suo Paese – nonostante abbia commesso questi reati?

Sommaruga Simonetta, consigliera federale:
Su questo non le posso dare una risposta in generale. Quello che le posso però dire è che il principio di non-refoulement vale per tutti.

Domanda – I treni che percorreranno la galleria più lunga del mondo saranno dotati di defibrillatori?

Con l’apertura della galleria più lunga al mondo di 57,4 chilometri diventerà impossibile fermare il convoglio in caso di malore. Da qualche anno si stanno diffondendo i defibrillatori, che hanno aumentato del 50 per cento la soglia di sopravvivenza delle persone colpite da arresto cardiaco improvviso.
Chiedo:
– Le FFS intendono dotare i treni sulla tratta nord-sud di defibrillatori?
– È prevista una diffusione di questi preziosi apparecchi anche su altre tratte?
– Se sì come si intende procedere?

RISPOSTA DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 06.06.2016
In futuro le FSS doteranno di defibrillatori i loro nuovi treni destinati al traffico nazionale e internazionale a lunga distanza: concretamente, dal 2017, il treno a due piani che copre l’asse ovest-est e, dal 2019, il Giruno che percorre l’asse nord-sud del San Gottardo. II personale verrà formate per l’utilizzo di tali dispositivi. I defibrillatori sono già presenti nei TGV che circolano in Svizzera.

Mon Gothard

Mon premier souvenir marquant du Gothard remonte à l’école de recrue. J’étais cantonné dans la fortification d’Airolo qui, à cette époque, ressemblait à une place d’armes austro-hongroise. Inoubliables ont été les longues marches le long du col et les quelques « détours » sur les montagnes environnantes.
A l’âge adulte j’ai retrouvé le massif du Gothard durant la période de chasse, hôte d’amis chasseurs dans une cabane du val Canaria. Des séjours rustiques mais très agréables dans un cadre naturel magnifique.
L’inauguration du tunnel figurera dans les livres d’histoire suisse sous un chapitre à part, avec un avant et un après.
L’avant appartient à la longue série de chefs d’œuvres d’ingénierie ferroviaire qui ont modelé notre pays. L’après marque un tournant historique dans la politique des transports européens axée sur le transfert des marchandises de la route au rail. Le Tessin ne sera plus jamais une région périphérique mais s‘imposera comme un pôle d’échanges économiques et un laboratoire d’idées.

In: Tribune de Genève – 24 Heures, 2 giugno 2016

Partenariato pubblico-privato in sanità: come per il CICR è una necessità!

Nel corso dell’ultima assemblea di AITI, abbiamo avuto il grande privilegio di ospitare il presidente del CICR Peter Maurer, una grande personalità, che si sta prodigando in prima linea nelle situazioni di guerra più difficili per portare soccorso alle popolazioni colpite: dalla Siria, all’Afghanistan, senza dimenticare l’Africa.
Nel suo intervento tenuto davanti a una gremita aula magna dell’USI, ha pure affermato che il futuro della cooperazione internazionale umanitaria è nelle mani del partenariato pubblico e privato, ossia dell’unione delle forze tra Stati, enti pubblici e imprenditori privati.
Da alcune brevi ricerche risulta che questa logica di allargamento a tali sinergie, il presidente del CICR la sta portando avanti da qualche tempo presso le più alte sfere mondiali, per cercare di creare reti di collaborazioni estese anche ai privati in grado di influenzare lo scambio di dati ed esperienze in materia di assistenza, di protezione e di rafforzamento dell’aiuto alle popolazioni più vulnerabili nel mondo.
Un approccio che condivido in toto ma che mi ha sorpreso, soprattutto pensando al dibattito in corso in Ticino contro queste forme di alleanza tra sanità pubblica e privata. Azzardando un parallelo non mi risulta che Peter Maurer sia stato nel frattempo tacciato dalla sinistra locale (quella internazionale fortunatamente non esiste più da tempo) di privatizzare o svendere il CICR. Del resto nemmeno dalle grandi ONG attive nel settore si sono levate critiche o preoccupazioni in tal senso. Se la più grande organizzazione umanitaria del pianeta, indiscussa autorità morale, promuove il partenariato pubblico privato come un’opportunità per migliorare il supporto alle persone, non si capisce perché un discorso analogo non possa funzionare nel cantone Ticino, per una riforma del sistema sanitario di impatto infinitesimamente inferiore rispetto alle grandi sfide umanitarie. Come mai, mi sono chiesto, il partenariato è utile e persino giudicato virtuoso laddove la sanità è pressoché inesistente, si muore di fame, di malattie o di guerre, ma nel nostro bel fazzoletto di terra è additata dai suoi detrattori come se fosse il demonio? Vuoi vedere che i nostri grassi fastidi offuscano i reali benefici ricavati dalla collaborazione tra le forze della sanità pubblica con quella privata, che senza troppi contorsionismi ideologici consentirebbe alle strutture e ai medici attivi sul nostro territorio di migliorare qualitativamente il loro operare attorno a progetti comuni?
Che problema c’è mi chiedo, nel voler lo sviluppo del partenariato fra un soggetto pubblico e un partner privato, con a capo l’Ente ospedaliero cantonale, previo accordo del Gran Consiglio, che detta le regole riguardo i contratti di lavoro, la gestione degli staff medici, la formazione…? Fosse realmente una privatizzazione, pensate che la regia dell’operazione rimarrebbe in mano pubblica? Che colpa è mai quella di voler sfruttare il proprio potenziale, peraltro già esistente, visto che nel cantone Ticino il 40% dei letti è in mano a privati?
Che imperizia sarebbe quella di voler conseguire obiettivi sanitari, riunendo i pazienti secondo casistiche più estese, punto di partenza secondo le linee guida internazionali per una presa a carico specialistica?
Come in altri ambiti, ad esempio nella cooperazione umanitaria promossa dal CICR, che fortunatamente rispetto al MPS e accoliti vanta esperienze e orizzonti ben più ampi, le collaborazioni pubblico e privato costituiscono un grosso potenziale per riunire risorse e arricchire il know-how con progetti innovanti, che per il Ticino potrebbero declinarsi nel futuro master in medicina umana.
Vi è anche un ultimo vantaggio non sufficientemente rilevato: queste collaborazioni, appunto perché mirano a migliorare le specializzazioni e consentono alla nostra medicina di restare al passo con l’evoluzione tecnologica e dei processi, eviteranno che i pazienti ticinesi vengano dirottati – a spese del Cantone – verso le cliniche private di altri cantoni, da qualche tempo molto attive nell’autopromozione.
Spiace purtroppo constatare che coloro che combattono la riforma della legge sull’EOC con ragioni perlopiù ideologiche stanno facendo gli interessi proprio di quei gruppi mossi dalle logiche del mero profitto, e che hanno radici oltre Gottardo. Proprio perché a differenza di loro ho a cuore la qualità del sistema sanitario ticinese, pubblico e privato, vi invito a votare il prossimo 5 giugno, Sì alla LEOC e no all’iniziativa popolare “giù le mani dagli ospedali”.

Sì alla legge sull’Ente ospedaliero cantonale

In: Corriere del Ticino, 1 giugno 2016