Fiscalità delle imprese: una riforma importante e necessaria

Il prossimo 12 febbraio, il popolo svizzero sarà chiamato a esprimersi in merito alla legge sulla Riforma III dell’imposizione delle imprese. Un progetto che rafforzerà le aziende sul nostro territorio con benefici per l’intera popolazione in termini di posti di lavoro e benessere.
Anzitutto è bene ricordare che questa legge è stata elaborata in seguito agli sviluppi del diritto fiscale internazionale e alle forti pressioni nei confronti del nostro Paese per abolire i regimi fiscali a statuto speciale a partire dal 1. gennaio 2019. Ed è proprio quanto si propone la riforma in votazione che, se dovesse cadere, esporrebbe le imprese svizzere attive all’estero a delle sanzioni e a doppie imposizioni, con conseguenze facilmente immaginabili. Tanto per inquadrare l’importanza del tema, ricordo che attualmente sottostanno a questi regimi fiscali (privilegiati) circa 24’000 imprese – tra cui giganti come Nestlé, Roche e Novartis – che impiegano 150’000 dipendenti e generano la metà delle entrate della Confederazione (5,4 miliardi di franchi) derivanti dalla sola imposta sull’utile. In Ticino, il 4,5% delle aziende beneficia di questo statuto speciale; esse garantiscono un gettito d’imposta sull’utile di circa 166 milioni di franchi che equivalgono al 20% del totale delle entrate fiscali derivanti dalle persone giuridiche.
In un contesto fortemente concorrenziale – numerosi Stati esteri perseguono ormai da diverso tempo una politica di costante diminuzione dei tassi di imposizione – anche la Svizzera è chiamata a reagire, pur nel rispetto della legislazione internazionale, per mantenere la competitività della propria piazza economica. Come detto in entrata, senza le misure previste dal testo in votazione, il carico fiscale per queste aziende aumenterebbe in maniera eccessiva provocando un autentico esodo e privando le finanze pubbliche federali, cantonali e comunali d’introiti miliardari, senza contare le inevitabili ripercussioni negative sul piano dell’occupazione e di indotto a livello regionale.
Ma non si tratta unicamente di arginare un problema: con la riforma proposta si vuole approfittare dell’elaborazione di una nuova legislazione per rafforzare la concorrenzialitàfiscale della nostra nazione. È in quest’ottica che s’inseriscono strumenti quali l’imposizione parziale dei redditi da brevetti e la deducibilità delle spese di ricerca; si intende così favorire e sostenere le attività nei settori della ricerca, dello sviluppo e dell’innovazione tecnologica, con conseguenti benefici da una parte per le imprese e, dall’altra, per il nostro sistema economico e sociale che potrà contare sulla creazione di nuovi posti di lavoro e maggiori introiti fiscali.
Lo strumento più incisivo previsto dalla riforma, come facilmente prevedibile, sarà rappresentato dalla riduzione dei tassi d’imposizione dell’utile. Diversi Cantoni, tra cui il Ticino, hanno già annunciato di voler procedere in tal senso per potersi garantire anche in futuro la competitività all’interno dei confini nazionali e nei confronti degli altri Paesi. La diminuzione delle aliquote d’imposizione permetterà di limitare l’aumento delle imposte per queste importanti aziende e, contemporaneamente, gioverà a tutte le piccole e medie imprese imposte in via ordinaria che vedranno diminuire il proprio carico fiscale.
In ogni caso, un intervento è inevitabile; quanto proposto dalla legge sulla Riforma III dell’imposizione delle imprese rappresenta una soluzione equilibrata per il mantenimento e rafforzamento della competitività del nostro Paese. Per tutti questi motivi vi invito a votare Sì alla riforma che, se accettata dal popolo, contribuirà a mantenere sul nostro territorio queste importanti imprese, rispettivamente ad attrarne altre, garantendo così posti di lavoro e finanziando nel contempo le prestazioni pubbliche grazie agli introiti fiscali che ne deriveranno.

Fabio Regazzi, consigliere nazionale, presidente Aiti

In La Regione, 13 gennaio 2017