Saluto all’Assemblea generale ordinaria 2018 di ATED
Cari soci e amici di ATED*
gentili signore e signori,
voglio anzitutto ringraziarvi per questa occasione che mi offrite stasera di portare un saluto nell’ambito della vostra Assemblea generale ordinaria.
Preparando il mio intervento sono incappato in un’affermazione del grande scienziato recentemente scomparso Stephen Hawking: “La tecnologia deve essere controllata, prima che distrugga la razza umana”. Detto da un cosmologo, fisico, matematico, astrofisco tra i più autorevoli e conosciuti al mondo, che più di altri ha riposto nel progresso la sua fiducia, il monito fa riflettere. L’invito di Hawking era difatti di controllare la tecnologia utilizzando la logica e la ragione. Facile per lui, mi verrebbe da dire, il cui QI era di 160, suppergiù quello di Albert Einstein. Ma chi come me ha un QI molto più basso, che cosa può fare?
Per questo c’è ATED mi verrebbe da dire…
Ho letto che ATED è stata fondata nel 1971 con lo scopo di favorire l’impiego delle nuove tecnologie dell’informazione e comunicazione e di promuovere l’etica professionale fra gli operatori… Mi sono quindi reso conto che la vostra associazione era già consapevole del potenziale ma anche dei pericoli racchiusi nelle nuove tecnologie, quando io – e vi sarete accorti che non sono proprio di primo pelo – trascorrevo le mie giornate su un banco di scuola elementare con la sola preoccupazione di arrivare al più presto alla ricreazione per poter giocare a calcio…
ATED si è così costituita quasi 50 anni fa per fornire al Cantone Ticino competenze per un tipo di lavoro di cui si sapeva poco o nulla. Erano gli anni in cui la somma totale dell’intera memoria e potenza dei calcolatori su tutto il territorio – e questo l’ho letto sul vostro sito – era inferiore a quella di un comune smartphone.
Mentre ATED e i suoi membri si occupavano con passione delle schede perforate, di computer grandi come pareti, valvole a transistor, per me il massimo della tecnologia era rappresentata dal telefono a filo, con il suo disco di plastica munito di buchi per ogni numero da 0 a 9, che se sbagliavi dovevi ripartire da capo con una lentezza che oggi ci porterebbe all’esaurimento nervoso. Per non parlare della radio che quando perdeva la frequenza ti tritava il timpano sino a tirarti i nervi come una corda di violino con quel suo gracchiare a metà strada tra la frittura e il fischio perforante.
Oggi, a quasi 50 anni da quell’epoca, mentre a stento ho appreso i rudimenti per l’uso del mio PC e del fedele smartphone, ma non ho ancora fatto pace con la mia la stampante a laser quando si inceppa, ci siete fortunatamente voi che vi impegnate affinché le conoscenze sulle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, siano sempre più convergenti, e alla portata anche dei più piccoli, grazie ad esempio del vostro progetto ated4Kids.
Osservando il fenomeno da imprenditore, l’interazione non più solo fra l’uomo e la macchina ma direttamente fra le macchine che caratterizza l’industria 4.0, costituisce un cambiamento che anche in Ticino sta rivoluzionando il volto della produzione e delle aziende, cambiando l’organizzazione delle stesse, i processi produttivi e innovativi, l’accesso ai mercati, la funzione stessa dei collaboratori in azienda.
Il tema è straordinariamente importante per noi proprietari e responsabili di aziende. Le imprese industriali ticinesi e svizzere si trovano confrontate ad una sfida epocale sotto più punti di vista. I costi di produzione della piazza economica svizzera sono alti e il franco forte, anche se non come nel 2015, rende la situazione più difficile rispetto ad altri paesi. Le esigenze dei clienti sono sempre maggiori e la concorrenza diventa sempre più globale. L’industria 4.0 può rappresentare una risposta sostanziale a queste sfide. Essa permette un aumento sensibile della produzione, flessibilizza e individualizza la produzione e permette nuovi modelli di gestione e innovative prestazioni di mercato.
La sola possibilità per l’industria ticinese è quindi quella di continuare a fare quello che sta già facendo: innovare, coprire i mercati con prodotti e soluzioni di nicchia, abbinare ai prodotti venduti un servizio alla clientela di ottimo livello. Da questo punto di vista l’”industria 4.0” rappresenta una nuova sfida, difficile ma anche molto stimolante per le nostre imprese. Sta agli imprenditori raccoglierla e allo Stato farne un elemento dello sviluppo economico.
Come politico, il dibattito sulle nuove tecnologie è affrontato regolarmente, anche se, come per l’ambito personale, non è facile restare al passo dei tempi. L’impiego efficace delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione non è solo una questione di infrastrutture e software, ma richiede un quadro istituzionale e normativo per promuoverle.
La loro implementazione è dal profilo politico complessa dal momento che dipende in buona parte dal settore economico in cui sono impiegate, oltre che dal contesto socio-economico generale che deve assicurarne un accesso diffuso a un costo sostenibile per l’utenza.
È un dibattito lungo e faticoso che ci ha coinvolti ancora due giorni fa nella Commissione parlamentare che si occupa della revisione della Legge sulle telecomunicazioni. Una discussione complessa, da un lato perché tecnica, dall’altro perché carica di aspettative per gli importantei interessi in gioco. Siamo ancora nella fase degli approfondimenti, ma mi pare di aver colto che uno dei fattori cruciali sia l’introduzione della tecnologia 5G, e le condizioni di accesso al mercato per garantire una concorrenza ad armi pari nell’ottica della libera concorrenza.
Ecco che al di là dell’ironia utilizzata per autodefinirmi una sorta di “tardivo” digitale, cresciuto in un mondo poco tecnologico, oggi sono più che mai consapevole che a livello politico la rivoluzione digitale ce la giochiamo nella capacità di assicurare condizioni quadro che consentano un accesso universale alle tecnologie senza discriminazione di provenienze geografica, culturale, sociale ed economica.
Criteri questi ultimi che i “tardivi” digitali che rappresento si permettono di ricordare ai nativi digitali di oggi, spesso sprovvisti di memoria storica, che i termini dei dibattiti cambiano, ma il fondo rimane analogo a tanti altri.
Corsi e ricorsi della storia, che finora il nostro Paese, è riuscito ad affrontare con il suo tradizionale pragmatismo, fiducioso nel progresso tecnologico quando lo stesso è finalizzato ad aumentare il benessere dei suoi abitanti e non il contrario. Un pò come diceva Stephen Hawking.
Vi ringrazio ancora per l’invito, e vi auguro buon prosieguo nei vostri lavori assembleari e buona serata.
Fabio Regazzi
Consigliere nazionale
Presidente AITI
22 marzo 2018
*ATED: Associazione indipendente attiva nel Canton Ticino, aperta a tutte le persone, aziende e organizzazioni interessate alle tecnologie dell’informazione e comunicazione (ICT)