Sì alla riforma del sistema sanitario, no alla cassa malati unica

Vi è un tema ricorrente nella politica sanitaria: la Cassa malati unica. Una proposta sulla quale il popolo si è già espresso chiaramente per il NO per ben tre volte, nel 1994, 2003 e 2007, alla faccia di chi oggi (suppergiù i medesimi ambienti politici a favore della Cassa unica) sostiene che sul completamento del Gottardo non bisogna più votare poiché il popolo si è già espresso, tra l’altro non sullo stesso oggetto.

Ma torniamo alla votazione del 28 settembre, a sapere se abbracciare un cambiamento radicale del sistema sanitario, passando dalle 61 casse attuali a una sola, statale. Tra le argomentazioni avanzate dagli inziativisti, vi è quella che il sistema di concorrenza tra assicuratori malattie è inutile e genera costi superflui, mentre la Cassa unica costituirebbe un eccellente mezzo per il controllo dei costi, soprattutto quelli amministrativi, lasciando così intendere che anche i premi malattia potrebbero diminuire. I medesimi fautori affermano poi che la Cassa unica risolverebbe il problema delle riserve in eccesso, specialmente per il Ticino.

Ora, che il sistema attuale abbia delle pecche non lo nega nessuno. Che le lobbies degli assicuratori malattie siano particolarmente attive lo si è visto ancora recentemente durante il dibattito al Nazionale sulla legge sulla vigilanza degli assicuratori malattie. Che i loro rappresentanti politici nel recentissimo passato si siano strenuamente opposti a qualsiasi riforma che conferisse maggiore potere all’Ufficio federale di salute pubblica (UFSP), lo si intuisce dal continuo rimbalzo subito dalle ultime modifiche legislative. Paradigmatico quello riguardante il ristorno dei premi versati in eccesso da taluni cantoni tra cui il Ticino che sarà finalmente eseguito – dopo anni di tira e molla – il prossimo mese di giugno.

Va riconosciuto che i fautori della Cassa malati unica hanno comunque già vinto su un punto importante. Sono riusciti a costringere il Parlamento a intraprendere una vera e propria via delle riforme nel settore dell’assicurazione malattie, in particolare facendo approvare dal Nazionale durante questa sessione la nuova Legge sulla vigilanza delle casse malati.

Grazie a questa legge è stato compiuto un passo in avanti nella direzione del controllo e della trasparenza dell’attività delle casse malati.  Occorre ora vegliare che dopo la votazione del 28 settembre sulla Cassa unica, in caso di NO popolare, gli ambienti vicini agli assicuratori malattie diano prova della medesima volontà di riformare il sistema sanitario, come più volte sostenuto in questi ultimi mesi.

Ad ogni buon conto respingendo la Cassa unica il cantiere delle riforme nel campo della salute non chiude, anzi. Occorrerà infatti riprendere alcune proposte che al momento non hanno ancora raccolto la maggioranza in Parlamento, come ad esempio reintrodurre adeguati strumenti per correggere i premi pagati in eccesso, in modo da evitare il ripetersi lo psicodramma degli ultimi anni.

Lo stesso Consigliere federale (socialista) Alain Berset ha dichiarato come negli ultimi anni sono state adottate importanti revisioni (vedi anche la legge sulla compensazione dei rischi) che stanno migliorando la trasparenza e l’equità di un sistema sanitario peraltro eccellente (lo attestano i sondaggi sulla qualità percepita dai pazienti), che ha però delle pecche di gioventù da correggere. Non va altresì dimenticato che la LAMal non ha ancora festeggiato i suoi primi 20 anni e sarebbe davvero improvvido abbandonare questo sistema, ancorché perfettibile, per compiere un salto nel buio verso un modello monopolista, le cui esperienze in altri paesi è all’origine di grandi iniquità.

Vi invito pertanto a votare NO il prossimo 28 settembre per poter continuare sulla strada delle riforme nel campo delle assicurazioni malattie, senza dover per questo statalizzare l’intero sistema sanitario svizzero.

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