Discorso del Primo d’Agosto pronunciato a Muralto
Discorso pronunciato dal Consigliere nazionale Fabio Regazzi in occasione dei festeggiamenti per il Primo di Agosto al Burbaglio di Muralto
– Fa stato il discorso orale –
Caro Sindaco Stefano Gilardi,
Cari municipali e consiglieri comunali,
Caro presidente e membri di comitato della Società Pallacanestro Muraltese,
ma soprattutto cari concittadine e concittadini,
Sono per me un grande onore, ma soprattutto un piacere personale, poter festeggiare con voi il Primo di Agosto e vi ringrazio per l’invito.
Un piacere personale ancor più grande perché Muralto è un luogo legato alla genetica della mia famiglia materna, i Reggiori, cresciuti proprio in questo quartiere del Burbaglio, di cui ho sentito parlare molto durante la mia infanzia, pure essendo nato e cresciuto a Gordola. Consentitemi dunque di approfittare di questa serata e della vostra presenza per un breve tuffo nel passato.
Una delle poche rievocazioni della presenza di mia madre tra queste strade ci viene consegnata dall’illustre scrittore Giovanni Orelli, che parlando dell’artista bernese Paul Klee, poi deceduto proprio a Muralto nel 1940, fa un accenno alle ragazze del Burbaglio, tra cui mia madre, descritta come “una delle tre grazie” (v. editoriale di Armando Dadò, in La Rivista di Locarno, sett. 2003).
Lasciato Muralto e dismesse le vesti di una delle tre dee mitologiche, mia madre Elena divenne poi la colonna portante della famiglia, allevando quattro figli, e contribuendo in modo diverso, ma altrettanto determinante, alle sorti dell’azienda fondata da mio padre che oggi è presente tra di noi, essendo nel frattempo diventato cittadino di Muralto.
Accanto a lei, sempre qui al Burbaglio, crebbe mio zio Giorgio, uomo di grande fascino, che in gioventù (e qui occorre fare uno sforzo di immaginazione e tornare nella spensieratezza degli anni ’50), lavorò come aitante insegnante di sci nautico del prestigioso Hotel La Palma au Lac, impartendo i primissimi rudimenti di questo sport acquatico allo star system dell’epoca. E per star system non intendo le “veline e velette” di oggi, ma attrici del calibro mondiale, come la splendida Sofia Loren, che avrebbe trascorso le sue vacanze su queste bucoliche rive, affidandosi alle esperte mani dello zio Giorgio.
La leggenda mormora che zio Giorgio avrebbe lasciato altri segni munifici soprattutto nell’immaginario femminile dell’epoca. Una dama che non dev’essere passata indenne attraverso le sue attenzioni, è Lys Assia, cantante svizzera nata nel 1926 (!), vincitrice della prima edizione dell’Eurovision Song Contest a Lugano nel 1956 che, due anni dopo aver trascorso le vacanze a Muralto, gli dedicò una canzone fedele agli improbabili standard canori dell’epoca dal titolo: “Giorgio von Lago Maggiore”. Nonostante questo indubbio onore, in un’intervista tardiva alla nostra televisione, lo zio ebbe a dichiarare di non aver gradito il brano musicale (e non posso francamente dargli torto…), che ancora viaggia nelle più svariate e sdolcinate versioni su youtube…
Per la cronaca, stando al sito internet ufficiale, Lys Assia continua la sua lunghissiama carriera, per la gioia dei suoi fan. Infatti l’ultimo suo concerto si è tenuto nell’ottobre 2012 a Stoccolma.
Ma non voglio trasformare questo giorno dedicato alla Festa nazionale in una compilazione di ricordi di famiglia di scarso valore storico.
Questo perché il Primo di Agosto è un giorno speciale dedicato al ricordo delle tradizioni e al rinnovo dei legami con il Paese natale.
È il giorno in cui dare spazio all’orgoglio, all’amore per la Patria e magari a un po’ di nostalgia.
Il Primo di Agosto dovrebbe soprattutto servire a fare il punto della nostra identità nazionale e a riflettere su alcune tendenze a mio parere inquietanti. Penso in particolare a quella che vede i grandi marchi che ci contraddistinguono e hanno contribuito a rendere famosa la Svizzera nel mondo, cedere per compiacenza seguendo un trend di smantellamento della nostra identità.
Leggevo ad esempio qualche mese fa che degli investitori e gruppi presenti in Svizzera stanno facendo pressioni affinché le grandi compagnie simbolo del paese, come Swatch, Tissot e Victorinox eliminino la croce della bandiera svizzera da molte pubblicità, specie nei Paesi arabi e asiatici.
In molti casi la croce su sfondo rosso, segno di identità dei cantoni svizzeri, è stata sostituita dalla scritta “Swiss Made”. La Victorinox, azienda leader del nostro paese grazie al mitico coltellino, ha rimpiazzato la croce con la lettera “S”. C’è chi poi chiede il ripristino della bandiera verde, rossa e gialla della Repubblica elvetica del 1799, in sostituzione della croce bianca su sfondo rosso. E ancora: in un comune della Svizzera tedesca (Roggwil) la commissione scolastica ha vietato agli studenti di indossare “gadget provocatori” come la croce bianca su sfondo rosso. Nel contempo, è notizia di una decina di giorni fa, il Tribunale federale ha sconfessato un altro comune (Bürglen, TG) che aveva vietato a due scolare di portare il velo islamico a scuola.
Insomma, le croci si possono vietare, il velo o il turbante no.
Care concittadine, cari concittadini, lasciatemelo dire:
stiamo perdendo il lume della ragione e la nostra dignità!
Stiamo continuando a svuotare il bicchiere della nostra storia, tradizione, identità e civiltà, salvo poi lamentarci se in quel bicchiere gli altri ci versano quel che vogliono. Togliere la croce bianca su sfondo rosso dai coltellini svizzeri sarebbe come svendere il FC Locarno a una cordata di petrolieri arabi o rinunciare al nostro dialetto.
Per eccesso di compiacenza nei confronti degli altri, stiamo perdendo i pezzi del motore che ci muove da secoli e che ci ha fatto prosperare tanto da rendere la nostra amata Svizzera una delle Nazioni al mondo con la migliore qualità di vita. Stiamo purtroppo facendo tabula rasa dei cardini che sorreggono la nostra identità nazionale.
In un ambito diverso, ritroviamo analoghi cedimenti. Penso in particolare ai negoziati riguardanti le banche e la fiscalità, che in fondo in fondo toccano un altro caposaldo, che si chiama “segreto bancario”.
A colpi di concessioni rimarremo senza radici e come ogni pianta rinsecchiremo.
Care e cari concittadini,
Le difficili sfide che attendono la Svizzera nei prossimi anni, soprattutto nelle sue relazioni con gli altri paesi, potranno essere superate e vinte solo se riusciremo ad essere uniti dietro a un progetto comune, il cui denominatore passa attraverso il rispetto e la valorizzazione della nostra identità.
Quindi anche dietro a una croce bianca su sfondo rosso, o a un logo di un’azienda leader elvetica si cela un fattore di unità e fierezza nazionale, che andrebbero difesi e promossi con orgoglio anziché svenduti in nome di non meglio precisati interessi economici o politici.
Auguri allora, cara Svizzera. E che il futuro si stagli sempre su una croce bianca su sfondo rosso!
Buon 1° di agosto a tutti e viva la Svizzera.
Fabio Regazzi
Consigliere nazionale
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