Discorso del Primo d’Agosto pronunciato a Massagno
Discorso pronunciato dal Consigliere nazionale Fabio Regazzi in occasione dei festeggiamenti per il Primo di Agosto a Massagno
– Fa stato il discorso orale –
Caro Sindaco Giovanni Bruschetti,
Cari municipali e consiglieri comunali,
Caro presidente della Pro Massagno (Franco Locatelli) e cari soci,
ma soprattutto cari concittadine e concittadini,
Sono per me un grande onore, ma soprattutto un piacere personale, poter festeggiare con voi il Primo di Agosto e vi ringrazio per l’invito.
Diceva qualcuno che la storia non può essere separata dal luogo a cui appartiene. Concordo! Il passato del nostro Paese, eroico e glorioso, è stato rielaborato dai miti fondatori: i Tell, i Winkelried, il praticello del Grütli… fanno parte del nostro immaginario collettivo e mobilitano i nostri sentimenti patriottici.
Oggi, celebrando il Natale della Patria evochiamo anche gli inizi del nostro essere nazione. Un esercizio di memoria che ci dà sicurezza perché sai chi sei e dove vai.
Del Ticino attuale e dei rapporti con Berna si è detto e scritto tanto negli ultimi tempi. Relazioni altalenanti, a volte tese. Storie di balivi e di vassalli, di matrigne e di monelli. Non è a dire il vero una novità assoluta; è piuttosto un parziale ritorno al passato, quando i ticinesi ripetevano e ribadivano che il Ticino è una repubblica alleata ma non incorporata. E non perché se ne volevano andare per conto loro, ma perché ritenevano che il Ticino meritasse qualcosa di più. La differenza con oggi, semmai, sta nello stile con cui sono cucinate le rivendicazioni: in certi ambienti la maleducazione e la grossolanità sembrano essere una garanzia di efficacia. Negli ultimissimi giorni, poi, ho avuto anch’io il sospetto che alcune manifestazioni (il termine corretto sarebbe pagliacciate) non possano essere esibite come espressione del “genio latino”, ma semmai del suo contrario. Ma tant’è.
Il mestiere del politico sta diventando sempre più difficile, non solo perché i temi sono diventati molto complessi, ma perché la cassa di risonanza che i media danno agli stessi è inversamente proporzionale alla loro importanza. Non vi nascondo che per chi affronta il mandato parlamentare con un lavoro di retrovia serio e approfondito, il dover assistere a certi circhi mediatici è fonte di delusione e sconforto.
Sul piano comunale, palestra naturale del fare politica, credo che fortunatamente vi sia ancora lo spazio per far prevalere la sostanza sulla forma.
Per Massagno, grazie anche al dinamismo e alla lungimiranza del vostro Sindaco che è riuscito a conferire al comune il ruolo di polo trainante della cintura luganese, le iniziative non mancano: il progetto campus SUPSI, recentemente oggetto di un’importante risoluzione congiunta tra i Municipi di Lugano e Massagno, ha chiarito l’essenza dello stesso, e v’è da sperare – e personalmente sono fiducioso – che superi le opposizioni e alla fine anche il referendum sul credito di progettazione.
Su un altro cantiere, vicino a noi, la circonvallazione Agno-Bioggio, si è detto molto. È notizia di qualche giorno fa l’accordo raggiunto tra il Governo e i comuni sul finanziamento. Un passo positivo che andrà però accompagnato da un’adeguata strategia sul fronte bernese, in particolare in seno alla Commissione dei trasporti in cui siedo. Occorrerà infatti chiarire bene i ruoli dei vari enti coinvolti e la ripartizione degli oneri, ma in ogni caso resto del parere che la Confederazione non debba sottrarsi alle sue responsabilità finanziarie.
Care e cari concittadini,
al di là dei problemi del nostro bello ma litigioso Ticino, il Primo di Agosto dovrebbe servire a fare il punto della nostra identità nazionale e a riflettere su alcune tendenze a mio parere inquietanti. Penso in particolare a quella che vede i grandi marchi che ci contraddistinguono e hanno contribuito a rendere famosa la Svizzera nel mondo, cedere per compiacenza seguendo un trend di smantellamento della nostra identità.
Leggevo ad esempio qualche mese fa che degli investitori e gruppi presenti in Svizzera stanno facendo pressioni affinché le grandi le compagnie simbolo del paese, come Swatch, Tissot e Victorinox eliminino la croce della bandiera svizzera da molte pubblicità, specie nei Paesi arabi e asiatici.
In molti casi la croce su sfondo rosso, segno di identità dei cantoni svizzeri, è stata sostituita dalla scritta “Swiss Made”. La Victorinox, azienda leader del nostro paese grazie al mitico coltellino, ha rimpiazzato la croce con la lettera “S”. C’è chi poi chiede il ripristino della bandiera verde, rossa e gialla della Repubblica elvetica del 1799, in sostituzione della croce bianca su sfondo rosso. E ancora: in un comune della Svizzera tedesca (Roggwil) la commissione scolastica ha vietato agli studenti di indossare “gadget provocatori” come la croce bianca su sfondo rosso. Nel contempo, è notizia di una decina di giorni fa, il Tribunale federale ha sconfessato un altro comune (Bürglen, TG) che aveva vietato a due scolare di portare il velo islamico a scuola.
Insomma, le croci si possono vietare, il velo o il turbante no.
Lasciatemelo dire: stiamo perdendo il lume della ragione e la nostra dignità!
Stiamo continuando a svuotare il bicchiere della nostra storia, tradizione, identità e civiltà, salvo poi lamentarci se in quel bicchiere gli altri versano quel che vogliono. Togliere la croce bianca su sfondo rosso dai coltellini svizzeri è a mio parere un atto gravissimo!
Per eccesso di compiacenza nei confronti degli altri, stiamo perdendo i pezzi del motore che ci muove da secoli e che ci ha fatto prosperare tanto da rendere la nostra amata Svizzera una delle Nazioni al mondo con la migliore qualità di vita.
In un ambito diverso, ritroviamo analoghi cedimenti. Penso in particolare ai negoziati riguardanti le banche e la fiscalità, che in fondo in fondo toccano un altro caposaldo, che si chiama “segreto bancario”.
A colpi di concessioni rimarremo senza radici e come ogni pianta rinsecchiremo.
Care e cari concittadini,
Le difficili sfide che attendono la Svizzera nei prossimi anni, soprattutto nelle sue relazioni con gli altri paesi, potranno essere superate e vinte solo se riusciremo ad essere uniti dietro a un progetto comune, il cui denominatore passa attraverso il rispetto e la valorizzazione della nostra identità.
Quindi anche dietro a una croce bianca su sfondo rosso, o a un logo di un’azienda leader elvetica si cela un fattore di unità e fierezza nazionale, che andrebbero difesi e promossi con orgoglio anziché svenduti in nome di non meglio precisati interessi economici e politici.
Auguri allora, cara Svizzera. E che il futuro si stagli sempre su una croce bianca su sfondo rosso!
Buon Primo di agosto a tutti e viva la Svizzera.
Fabio Regazzi
Consigliere nazionale
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