Saluto in occasione dell’evento organizzato dalla Deputazione ticinese

Saluto pronunciato dal Presidente della Deputazione ticinese alle Camere federali Fabio Regazzi in occasione dell’incontro tra la Deputazione, l’Intergruppo parlamentare Italianità con Fulvio Pelli, consigliere nazionale “uscente”, Daniele Piazza, già giornalista parlamentare e Jörg De Bernardi, Delegato a Berna per il Ticino

 

Berna, 3 marzo 2014

 

– Fa stato il discorso orale –

 

Signor Giancarlo Kessler, futuro ambasciatore Svizzero a Roma
Signor Renato Quartarone, Vice Capo Missione e Primo Segretario dell’ambasciata d’Italia a Berna
Signora Nicoletta Mariolini, delegata del Consiglio federale al plurilinguismo
Care colleghe, cari colleghi
Gentili Signore, egregi Signori,

 

È fatto abbastanza raro che la Deputazione ticinese consacri una serata a un momento di riflessione sui grandi cambiamenti politici, economici e sociali degli ultimi decenni, a partire da un duplice sguardo: quello dal Ticino verso Berna, e di riflesso da Berna verso il Ticino.
A noi deputati assillati da un’agenda impietosa manca di regola il tempo per fermarci un istante a riflettere sul contesto e i mutamenti in corso.
È quindi un onore oltre che un piacere per me, in qualità di Presidente della Deputazione ticinese, poter inaugurare questa serata – organizzata in collaborazione con l’Intergruppo parlamentare italianità – che accoglie tra gli oratori ospiti di grande spessore, che in modo diverso hanno fatto, interpretato o coordinato la politica del Cantone Ticino e in parte continuano a farlo:
• Fulvio Pelli, dal 1995 consigliere nazionale, che non necessita certo di particolari presentazioni (deputato di lungo corso, capo-gruppo parlamentare, presidente di partito), che terminerà la sua attività parlamentare nel corso di questa sessione.
• Jörg De Bernardi, delegato del CdS per i rapporti con la Confederazione, interpreta dal 2011 il bisogno crescente del Cantone Ticino di coordinare gli interventi a livello federale e di far sentire la sua voce.
• Daniele Piazza è stato per tre decenni un attento osservatore della politica nazionale, che ha illustrato ai Ticinesi dagli schermi televisivi.

Quando abbiamo deciso questa serata non immaginavamo di collocarci a qualche settimana da un voto storico, che funge oramai da spartiacque per la politica Svizzera. Questo incontro assume dunque un’importanza diversa da quella che avevamo inizialmente immaginato.
Perché dopo lo strappo del 9 febbraio più che mai occorre una cucitura e prima ancora una spiegazione. Qui s’incunea la politica, intesa come arte della mediazione e stasera i tre oratori avranno il difficile compito di interpretare anche questa cesura, le sue implicazioni e i risvolti futuri.
Il voto del 9 febbraio, gentili signore e signori, ha scavato numerose trincee, interne ed esterne. Interne, tra centri urbani e periferie; tra cantoni romandi e quelli svizzeri tedeschi (seppure con qualche eccezione).
E ovviamente anche esterne: tra la Confederazione e l’Unione europea (o tra Berna e Bruxelles), tra il Ticino e la Lombardia.
Si è voluto dare un segnale e così è stato. Il segnale era probabilmente necessario, vista la situazione che si era creata in talune regioni, ma forse la reazione è stata eccessiva e ha ridestato dal sonno un vecchio fantasma, quello del fossé, della spaccatura tra romandi e svizzeri tedeschi, con i ticinesi schierati con questi ultimi.
Ma il risultato del 9 febbraio ha un altro valore: quello di rimettere al centro della Svizzera il problema del Ticino, il suo malessere, le sue difficoltà economiche e sociali, per chiedere a gran voce soluzioni e un cambiamento.  In tal senso il recente voto ha anche stravolto in parte la nostra agenda di politici, rimettendo tra i primi posti diverse richieste, alcune discutibili e altre poco efficaci, formulate da diversi cantoni, tra cui il nostro.

Questa serata sarà dunque utile per analizzare il nostro passato allo scopo di meglio saper interpretare il futuro. Nel corso della sua storia il sistema federale svizzero ha spesso dovuto fare i conti con esigenze di adattamento. Ciò che spicca nel “dopo 9 febbraio” non è solo il vigore delle rivendicazioni, ma la richiesta di ridefinire in particolare il rapporto tra Ticino e Confederazione, suggerendo una pericolosa tendenza “isolazionista”.
Personalmente ritengo che le diverse richieste di “statuto speciale”, di contingenti di manodopera “cantonali”, … non faranno che accrescere il nostro isolamento e anche l’incomprensione di una parte della Svizzera. Per una volta che una votazione ha visto la maggioranza della Svizzera dalla parte del Ticino sarebbe peccato non sfruttare questa opportunità. Come? Giocando la carta del federalismo collaborativo: cercando di affrontare i problemi del Ticino collaborando con gli altri cantoni, cercando convergenze affinché si possa far passare le nostre richieste. Un esempio emblematico di questo approccio vincente è stata l’attribuzione del Tribunale penale federale a Bellinzona.

Mi rendo conto che definire nuove strategie e collaborazioni per meglio rispondere agli interessi e alla aspettative della nostra popolazione sia un esercizio tutt’altro che facile. Ascolterò quindi con attenzione le analisi da parte dei nostri stimati ospiti nel corso della tavola rotonda che seguirà.

Concludo ringraziando i relatori per il loro contributo e tutti voi per la gradita – e numerosa – partecipazione a questa serata che mi auguro piacevole e nel contempo interessante.
Fabio Regazzi
Consigliere nazionale
Presidente della Deputazione ticinese alle Camere

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