Saluto in occasione della presentazione del libro di Renata Broggini

“Franco Brenni, un diplomatico ticinese nelle sfide del XX secolo. Bellinzona 1897 – Zurigo 1963”

 

Berna, Antenna amministrativa, 10 dicembre 2014

 

–        Fa stato il discorso pronunciato –

 

Gentile autrice, signora Broggini,

Care e cari colleghi

Care e cari amici della Pro Ticino,

Gentili signore, egregi signori,

 

è un vero piacere, nella mia veste di Presidente della deputazione ticinese alle Camere federali, portare il mio saluto a questa serata di presentazione del libro FRANCO BRENNI (1897-1963). Un diplomatico ticinese nelle sfide del XX secolo

La vita di Franco Brenni è la storia avventurosa di un ticinese che trascorre la metà della sua vita all’estero e che muore improvvisamente qualche mese dopo il rientro in patria per il pensionamento.

Nato nel 1897, uomo di origini non ricche ma nemmeno povere, da padre di ceppo liberale e madre conservatrice, abbraccia la tradizione politica di quest’ultima grazie ad un’educazione tipica delle élites conservatrici dell’epoca: elementari al Collegio Francesco Soave di Bellinzona, poi il collegio in Svizzera tedesca, al “Maria Hilf” di Svitto, e licenza in diritto all’Università di Friborgo nel 1919.

Ma la svolta nella vita di Brenni avviene nel 1926 quando l’allora Consigliere federale Motta lo chiama a lavorare presso il Dipartimento politico che dirigeva e come suo segretario personale dal 1930 al 1935, per poi abbracciare la carriera consolare nel momento in cui sotto l’impulso di Motta la Svizzera stava riorganizzando e ampliando la sua rete diplomatica e consolare.

Dall’alto dei suoi molteplici incarichi Brenni attraversò il periodo bellico negli avamposti italiani dapprima a Napoli, poi a Milano nel 1942, dopo un breve passaggio in Grecia, nell’anno critico del conflitto tra le potenze dell’Asse e gli Alleati.

In quel periodo storico particolarmente turbolento, la diplomazia svizzera fu fortemente sollecitata nella difesa degli interessi degli Stati belligeranti, e come potenza protettrice nelle attività umanitarie, che Brenni svolse da Como durante l’emergenza profughi e come punto di riferimento delle personalità le più varie…

Grazie alla sua intraprendenza a Milano, dove rimase 12 anni, diede un impulso decisivo al progetto di Centro Svizzera inaugurato nel 1952.

La carriera di Brenni segue negli ultimi 10 anni il rafforzamento della presenza svizzera all’estero: da Cuba, nel mezzo dell’insurrezione castrista nel 1956, e dalla rappresentanza diplomatica di Lisbona sino al 1962.

Considerato un diplomatico d’azione, si può dire che abbia indirizzato vita e attività secondo convinzioni maturate negli anni giovanili tra famiglia, studi, servizio militare, militanza partitica, all’insegna di un’attività instancabile.

 

Con il rigore e la minuzia Renata Broggini, descrive passo dopo passo l’avanzare della vita privata, della carriera professionale, diplomatica e dei progetti di Franco Benni.

Autrice di diverse ricerche sugli esuli dall’Italia durante la Seconda guerra mondiale, Renata Broggini aveva già incontrato Franco Brenni nelle sue precedenti e poderose pubblicazioni. Penso in particolare a Terra d’asilo. I rifugiati italiani in Svizzera 1943-1945 (1993), e alla più dolorosa perché riguarda il capitolo di un genocidio, La frontiera della speranza. Gli ebrei dall’Italia verso la Svizzera 1943-1945 (Mondadori 1998).

Per completezza ricordo poi le ricerche più recenti: la biografia di Eugenio Balzan 1874-1953. Una vita per il «Corriere», un progetto per l’umanità (Rizzoli 2001); e l’opera più coraggiosa (e anche controversa): Passaggio in Svizzera. L’anno nascosto di Indro Montanelli (Feltrinelli 2007).

Mi pare di aver colto attraverso queste ricerche il bisogno per Renata Broggini di studiare i frammenti della vita di Franco Brenni per completare l’insieme costituito da precedenti saggi sugli esuli italiani appena citati.

La biografia di Franco Brenni suggerisce una comprensione che non sottintende un atteggiamento di passività. Renata Broggini ha scelto le fonti, le ha separate e analizzate anche nella vicenda più minuta per proporci la comprensione della vita di un uomo, persino nell’azione, sprovvista da qualsiasi presa di posizione “politica”, poiché compito del mestiere dello storico è la comprensione mentre noi politici giudichiamo troppo e non comprendiamo mai abbastanza.

 

Ringrazio Renata Broggini per la generosità con la quale ci offre i frutti della sua passione per la storia, e per la pazienza certosina con la quale raccoglie e i riunisci i frammenti di un passato che rendono onore al nostro Cantone e ai suoi cittadini.

A Renata auguro quindi ancora tante soddisfazioni dalla sua passione e a voi tutti i miei più sentiti auguri di buone feste.

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