Intervento Congresso PPD – Elezioni federali del 18 ottobre 2015

“Il futuro non è nel passato ma nel prossimo 18 ottobre”
Locarno, 5 settembre 2015

– Fa stato il discorso pronunciato –

Care amiche e amici popolari-democratici,
lo spirito imprenditoriale che vivo ogni giorno trae origine da una fiducia di fondo. La fiducia che in situazioni complesse come quella che stiamo attraversando, indica sempre una possibilità per individuare un approccio alternativo, verso prospettive a prima vista inimmaginabili.

E’ la stessa fiducia che ci consente di mettere mano alle cose e realizzarle con convinzione applicando una massima, tanto scontata quanto efficace, che ispira la mia azione in tutti i campi della vita: non esistono problemi! Ci sono solo soluzioni.
Ho voluto fare questa premessa perché a mio parere si attaglia bene alla difficile situazione che sta attraversando il PPD ticinese, soprattutto in vista della fase di analisi e di ripensamento che ci apprestiamo ad affrontare. E qui voglio ringraziare l’amico Filippo Lombardi, che nonostante i suoi innumerevoli impegni, ha messo a disposizione tempo, pazienza e la sua riconosciuta leadership, franca e vigorosa, per traghettare il partito in questa delicata fase.

Desidero allora condividere oggi con voi alcune riflessioni che ho ricavato dalla mia esperienza professionale e politica di questi ultimi anni, con l’auspicio che siano anche per voi fonte di fiducia e di speranza come lo sono per me.

Il primo motivo: la fiducia nel futuro del nostro Partito. Basta guardare alla qualità dei candidati che compongono le due liste di GG per capire che il PPD ha comunque alcune buone ragioni per guardare in avanti con un certo ottimismo. Dobbiamo essere fieri ed orgogliosi di poter annoverare fra le nostre fila giovani dinamici, promettenti e soprattutto pronti a mettersi in gioco.

Così come il percorso di formazione scolastica e professionale, se ben impostato, fa germogliare la voglia di fare, realizzare, intraprendere anche in politica la formazione civica dei nostri giovani crea piattaforme di incontro con segmenti di elettorato che altrimenti non si interesserebbero al PPD. Grazie a voi amiche e amici di GG per tutto quello fate a farete per il nostro partito e auguri di cuore per il vostro percorso politico e di vita.

Nonostante questi segnali positivi, siamo coscienti che non è un buon momento per il PPD. Noi non vogliamo tuttavia andare incontro al destino di quella rana finita bollita perché non si era accorta del cambiamento di temperatura dell’acqua. Se siamo qui oggi così numerosi è perché non siamo disposti a subire la deriva del nostro partito, ma vogliamo reagire e ritrovare quello slancio che abbiamo perduto. Con i colleghi Filippo e Marco, a Berna abbiamo formato una squadra forte e coesa, pronta a battersi per difendere gli interessi del nostro Cantone in modo serio e autorevole. E’ questo lo spirito da cui dobbiamo ripartire per affrontare le sfide che ci attendono.
E il prossimo 18 ottobre rappresenta una buona occasione per far capire a tutti che il PPD c’è ed intende continuare a recitare un ruolo di primo piano a favore del nostro Paese.

Il secondo motivo: la fiducia nel nostro sistema politico. In un contesto europeo dove nella popolazione regna una sfiducia e una diffidenza generalizzata verso gli ambienti politici ed economici, in Svizzera, fortunatamente, lo Stato gode ancora di credito e rispetto.

Ma come in ogni relazione di coppia, la fiducia e la lealtà devono essere reciproche. Nel rapporto con i cittadini, lo Stato deve saper far affidamento su di loro, rispettando le libertà individuali, la libertà economica d’impresa e culturale, assicurando la sua presenza all’interno di servizi sociali sanitari e nella scuola, sempre applicando il principio, a noi molto caro, della sussidiarietà. Interfaccia di questa stima reciproca tra sistema di Governo e cittadini sono i partiti politici, palestra di formazione politica e ideologica, che hanno la grande responsabilità di individuare e promuovere donne e uomini affidabili.

Una responsabilità che è anche vostra, visto che sarete chiamati ad esprimervi il prossimo 18 ottobre scegliendo coloro che ci rappresenteranno a Berna in base a dei criteri fondati, sull’impegno, sulla competenza, sulla capacità di argomentazione e sull’esperienza, che è l’unica cosa che non si può insegnare, né lasciare in eredità. Per voi, care amiche e cari amici PPD, la responsabilità è ancora più grande poiché l’obiettivo pressante del nostro Partito è quello di riconfermare i suoi attuali tre seggi e lo potremo fare solo serrando le fila, avvicinando amici e conoscenti per convincerli a votare PPD. Nessuno si illuda comunque che sia già fatta. Il nostro risultato dipende solo da noi. E allora rimbocchiamoci le maniche e tiriamo fuori l’orgoglio popolare democratico perché ogni voto conta!

Il terzo motivo per essere fiduciosi: è il nostro Paese, la Svizzera, sicura, rispettata e ammirata nel mondo intero. Un paese che crede in sé stesso e che gode di credito oltre le sue frontiere è un paese vincente. La Svizzera è indubbiamente un modello di successo che tutti ci invidiano e che noi popolari democratici abbiamo contribuito a realizzare e a consolidare. Certo, il progresso non è sempre una linea retta, un processo morbido soprattutto se applicato alla politica. Bisogna costruire il consenso e trovare compromessi per portare avanti riforme, realizzare progetti e a volte avere il coraggio di prendere decisioni di carattere straordinario.

In queste ore in cui alle nostre porte si sta consumando una tragedia umanitaria di una gravità inaudita, documentata da fotogrammi choc di folle ammassate alle frontiere e sulle spiagge; in un simile contesto possiamo solo considerare ridicole le dichiarazioni di chi vuole erigere muri e rendere ermetiche le nostre frontiere. Niente potrà arrestare queste persone spinte dalla paura e dalla disperazione, la cui unica speranza è trovare rifugio.

Sarebbe anzi crudele da parte nostra, chiudere gli occhi davanti a questo dramma umanitario internazionale. Siamo un modello di successo in tanti campi; sarebbe egoista e gretto se non lo fossimo anche nell’accoglienza ai popoli perseguitati da tanta violenza. Non abbiamo soltanto soldi e benessere, ma anche umanità, generosità e capacità di accoglienza per aiutare queste persone e i paesi che ci circondano. Per noi politici la fiducia nel nostro Paese passa questa volta anche dal coraggio di riscattare la nostra storia e saper affermare che la “barca non è piena”!

Noi popolari-democratici che siamo stati protagonisti della costruzione del nostro Paese e ne abbiamo ispirato i suoi principi morali, sappiamo che i confini non sono mai barriere impenetrabili e che come cristiani dobbiamo cogliere l’eccezionalità del momento per saper offrire lo spazio di rifugio a chi ne ha più bisogno.

Tornando a noi, e scusate la transizione, non possiamo sottrarci dall’affrontare onestamente le attuali condizioni in cui versa il Ticino. Questo Cantone sta attraversando una crisi di sfiducia. È vero, sono anni difficili legati alla forte concorrenza sul mercato del lavoro. Ma dobbiamo continuare a credere nei nostri mezzi perché solo così sapremo prosperare nuovamente. Anzitutto lasciate che esprima una mia ferma convinzione: la prima cosa di cui dobbiamo temere è quella paura ingiustificata che ci impedisce di compiere lo sforzo necessario per trasformare una ritirata in un’avanzata. I nostri problemi non derivano da alcun fallimento sostanziale. “Non ci hanno colpito la peste o le locuste”, come disse Franklin Delano Roosvelt. Anzi, se consideriamo le fatiche e gli sforzi dei nostri avi, che negli ultimi due secoli migravano in paesi lontani per trovare lavoro e sfamare le famiglie che vivevano nella povertà, dobbiamo ammettere che oggi godiamo di un di benessere invidiabile.

Ma attenzione! “La felicità non sta solo nell’avere soldi: sta nella gioia che dà il raggiungere uno scopo, nell’emozione dello sforzo creativo”, diceva giustamente ancora Roosevelt invitando gli americani ad abbracciare un cambiamento etico dopo la crisi finanziaria del 1929, per ritrovare l’onestà e il senso dell’onore, prima ancora che dar loro lavoro con il piano di investimenti noto con il nome di New Deal.

Il parallelismo secondo me è interessante. Dopo il ventennio intercorso tra gli anni ’80 e gli inizi del 2000, caratterizzato dal miraggio del profitto facile grazie anche al successo della piazza finanziaria luganese, ci siamo ritrovati con un’economia più fragile e vulnerabile, confrontata con una Lombardia che sta attraversando una profonda crisi.

Dalle difficoltà economiche degli ultimi anni in Ticino è purtroppo germogliata e cresciuta una mentalità piagnucolosa, prerogativa dei perdenti, alla continua ricerca del facile capro espiatorio, dapprima nella “Berna padrona”, poi nell’”Italia ladrona”, responsabili di tutti mali che ci affliggono.

Leggendo certa stampa domenicale e sentendo alcuni politici sembrerebbe che in Ticino siamo prossimi al collasso e che siamo piombati in una crisi epocale. È vero, abbiamo problemi importanti e sfide complesse da affrontare ma io vi dico che l’unica crisi a cui dobbiamo mettere fine, che è la vera minaccia per tutti, è la tragedia di non voler lottare per superala. E’ giunto il momento di dire basta al progressivo degrado della dialettica politica, con le conseguenti inevitabili cadute di stile, come rivolgersi alle Autorità federali con toni rabbiosi o canzonatori, presentando una realtà deformata da una sorta di psicosi persecutoria. Toni che non ci rendono onore e tanto meno hanno fatto avanzare di un millimetro le nostre richieste, per non dire che si sono rivelati controproducenti. Abituati oramai al pubblico dileggio fomentato da una mentalità gretta ed egoista, il rapporto di fiducia che storicamente vigeva tra Berna e Bellinzona poteva solo incrinarsi. E così è stato.

Accecati da tanto livore, negli ultimi anni abbiamo persino dimenticato l’apporto riconducibile alla nostra appartenenza alla Confederazione. Dai benefici immateriali e non monetizzabili come il patrimonio storico comune, alla cultura istituzionale e politica, per arrivare ai beni più materiali ed economici: i miliardi investiti nel nostro Cantone per la costruzione delle grandi infrastrutture, la rete ferroviaria, Alptransit, le strade e autostrade con le loro gallerie, dighe, tre canali radio e due televisivi (…), la partecipazione al mercato interno, un sistema sociale, sanitario e formativo all’avanguardia che ci colloca fra le nazioni con la più alta qualità di vita.
Mi spiace deludere chi è pervaso da sentimenti di astio nei confronti della Confederazione: Berna non ha abbandonato il Ticino, anzi! Come già presidente della Deputazione ticinese alle Camere federali posso affermare che ha sempre avuto la porta aperta per noi e i nostri risultati sono sempre stati proporzionali alla nostra capacità di presentarci uniti, autorevoli, credibili e con argomenti seri e ponderati.
Del resto la nostra Consigliere federale Doris Leuthard è un esempio di attenzione e ascolto nei nostri confronti. Ha riconsiderato la posizione del suo Dipartimento riguardo il risanamento del tunnel del Gottardo dopo aver ascoltato e analizzato le ragioni espresse da Governo, Parlamento, associazioni economiche e altri gremii ticinesi, preoccupati per la chiusura per oltre tre anni del principale asse di collegamento stradale nord-sud. Ha ad esempio accettato la mia proposta di integrare la galleria della Mappo-Morettina nella rete delle strade nazionali, proposta poi caduta dopo il voto popolare contrario all’aumento della vignetta. Ha visitato più volte il Ticino per sostenere i grandi cantieri dell’Alptransit, e non da ultimo ha una casa di vacanza proprio nella nostra bella regione, che quindi frequenta e conosce bene…

Questi risultati apprezzabili sono il frutto di un rapporto di stima costruito negli anni, fondato sul rispetto reciproco e il dialogo, ma anche grazie al lavoro – spesso dietro le quinte – nelle commissioni e quello più appariscente in plenum. Perché capita anche che i medesimi che accusano Berna di latitanza, sono gli stessi che nel lavoro parlamentare registrano il tasso di assenteismo più alto.

Care amiche e amici,
Ho parlato di fiducia verso il Partito, le nostre istituzioni e il nostro Paese. E’ venuto il momento di chiedere a voi di riconfermarmi la fiducia che mi avete espresso quattro anni or sono.
Per ricambiarla non intendo fare promesse mirabolanti. Una cosa posso però assicurarvi: in caso di rielezione affronterò il mio secondo mandato con l’impegno, il coraggio e la determinazione che hanno sempre caratterizzato la mia azione politica.
Ci conosciamo da diversi anni. Sin dalla mia lunga militanza in Gran Consiglio e da una legislatura come Consigliere nazionale. Un periodo quest’ultimo intenso e particolarmente stimolante.
Non voglio scendere nei dettagli del mio bilancio di legislatura, ma in questi anni ho cercato di assicurare presenza, progettualità, concretezza e determinazione su tutti i temi che ho trattato.

I miei ambiti di azione sono noti: il miglioramento delle grandi infrastrutture viarie e ferroviarie nazionali, ovviamente con un occhio di riguardo verso il Ticino: collegamenti ferroviari nord-sud veloci, investimenti per il completamento e il risanamento della rete stradale, inclusa la tanto attesa A2-A13!, il tunnel del Gottardo. Ma anche i negoziati fiscali con l’Italia, tuttora in corso, le pressioni sul mercato del lavoro ticinese e il corollario di effetti collaterali, dalla pressione sui salari, alla sostituzione della manodopera, all’afflusso dei padroncini contro i quali ho formulato delle proposte volte a rafforzare i controlli.

Un impegno a tutto campo a difesa dei nostri valori: le libertà individuali che contraddistinguono da sempre la Svizzera, ma anche i temi di società e quelli più prettamente legati alla responsabilità sociale e all’etica delle imprese, pensando a uno degli obiettivi che mi sono posto assumendo la Presidenza di AITI.

I prossimi quattro anni saranno anni ancora difficili per la Svizzera e il Ticino. Potremo affrontarli assieme forti della legittimità che viene conferita dalla nostra appartenenza a un Paese che è ai vertici del successo economico mondiale ed al quale il nostro Partito ha dato negli anni un contributo decisivo. Ma dobbiamo avere chiara la volontà di continuare a lottare e ritrovare coraggio, progettualità e leadership.

Noi saremo più forti, se il PPD, il Ticino intero, ritroveranno la fiducia nel futuro, ridando vigore e credibilità e efficacia all’azione politica per il bene della Svizzera, del nostro amato cantone e di tutti noi.
Per questo ruolo, care amiche e cari amici, io ci sono!

Grazie per la vostra fiducia!
Fabio Regazzi

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