Dietro un grande politico c’è sempre…

Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, recita un adagio. Potrebbe valere, per analogia, anche per i politici: dietro un leader c’è sempre un grande staff, fatto di consiglieri e collaboratori. La lungimiranza e la capacità di un politico si misura anche nella scelta dei collaboratori più stretti, proprio per i benefici che possono portare in termini di propositività politica e culturale, ma anche organizzativa, dando corpo alle “visioni” politiche del leader o del partito.  Ad esempio cosa sarebbe stato Ronald Reagan, senza i giovani economisti della scuola di Chicago guidata da Milton Friedman, i veri ispiratori della reaganomics? O George Bush senior senza Condoleeza Rice la quale, giovanissima, proprio in virtù dei suoi studi sulla Russia, è stata chiamata come consigliera del presidente, poi Consigliere per la sicurezza nazionale e Segretario di Stato? O anche Aldo Moro, senza le idee di Beniamino Andreatta e Silvio Berlusconi senza la capacità di mediazione e dialogo di Gianni Letta? O Barack Obama senza la consigliera politica Valerie Jarrett?

Lo staff gioca un ruolo centrale nell’attuare il programma di un rappresentante eletto, nello studio di dossier, nel fissare l’agenda, nel gestire i media, anche attraverso la non facile negoziazione di accordi tra i diversi attori, e nel fare da filtro alle sollecitazione esterne, soprattutto in un mondo iper mediatizzato come il nostro. Il ruolo di questi collaboratori è importante, perché spesso sono i garanti di una linea politica ma anche la memoria del leader e del partito stessi. Costituiscono il raccordo tra l’esterno e il leader, quando il politico non ha il tempo o la possibilità di essere informato su tutte le questioni che lo competono. Un po’ come lo era la Guardia pretoriana dell’imperatore nell’epoca romana. Oggi sono spesso donne e uomini nell’ombra, che lavorano ancora con tenacia e passione quando noi politici ci attardiamo all’ultimo impegno istituzionale della giornata, e di cui spesso occorre anche misurare il valore per la loro capacità di fungere da parafulmine, magari a nostra insaputa. A loro noi dobbiamo riconoscenza e rispetto, affinché possiamo meritare la loro lealtà, fiducia ed impegno ad oltranza. Il che non significa che debbano essere degli yes-woman o yes-man. Anzi, spesso queste persone, appunto perché non sono nominate da un’amministrazione, hanno una sensibilità e una capacità di giudizio più libera, che aiuta noi politici a decifrare logiche non sempre cristalline e che magari i nostri colleghi per tornaconto ci celano.

Faccio pertanto fatica a capire quei politici che rinunciano allo staff o inseriscono collaboratori che non sono in grado di fornire alcun contributo propositivo: a mio avviso ciò limita la nostra capacità di azione politica con ricadute negative, nel medio termine, per la nostra immagine di leader e – di riflesso – per quella del partito che rappresentiamo.

Perdiamo così la grande opportunità per circondarci di persone valide sui cui contare, nei momenti belli della carriera politica dove spesso loro raccolgono solo il riflesso del nostro successo, ma anche e soprattutto in quelli brutti, quando molti, compresi amici o presunti tali, si sono dileguati lasciandoci soli. In quei casi è bello sapere che c’è qualcuno su cui puoi contare.

 

 

Fabio Regazzi, consigliere nazionale

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