Cambiamento e opportunità industriali per il Ticino: NO all’iniziativa Giù le mani dall’Officina

In un periodo di grandi turbolenze come quello che stiamo vivendo, il cambiamento è la norma. Certo, è doloroso e rischioso, e soprattutto richiede una mole enorme di impegno e di apertura. Ma se non ci si pone come obiettivo quello di dirigere il cambiamento, qualunque organizzazione – amministrazione cantonale, comunale, azienda, università, ospedale, etc. – non sopravvivrà.

Appare quindi evidente dal punto di vista imprenditoriale che l’opzione indicata dall’iniziativa “Giù le mani dall’Officina” si pone in antitesi alle necessità di cambiamento che riguarda tutti i settori economici, incluso quello industriale. Già solo per la sua proposta che il Cantone si faccia promotore della creazione di una società pubblica che rilevi le attuali attività delle Officine FFS di Bellinzona: si tratta di una richiesta antistorica, anacronistica e profondamente sbagliata. Sarebbe infatti impensabile che lo Stato si spinga oltre al suo ruolo di promotore economico sino a diventarne attore in un settore, quello industriale, che deve continuare ad ispirarsi ai principi di un’economia basata su valori liberali.

Al di là del mantenimento dei 200-230 impieghi come assicurato dalle FFS, elemento d’importanza fondamentale, mi preme sottolineare le nuove prospettive di trasformazione che il nuovo stabilimento FFS aprirebbe per l’intero Cantone. Prospettive che sono sinonimo di nuove opportunità che consentirebbero a questa realtà economica di affrontare con strumenti moderni e più adeguati le trasformazioni in atto.

Sul piano finanziario, l’investimento prefigurato dell’ordine di 360 milioni di franchi è certamente un’opportunità più unica che rara e che trova pochi (e forse nessun altro) esempio in Svizzera.

Dal profilo più strettamente economico, invece, questi investimenti genereranno un indotto importante. Già oggi, l’elettronica e la meccanica rivestono un ruolo trainante nell’industria ticinese e raggruppano settori ad alta tecnologia che riescono a competere a livello internazionale. Vorrei a tal proposito ricordare che in questo settore in Ticino sono attive oltre 200 aziende con oltre 6’800 addetti, e che lo stesso rappresenta il più grande comparto industriale del cantone.

Quindi l’innesto di un nuovo stabilimento d’avanguardia nel Sopraceneri non potrà che creare ulteriori sinergie con la produzione industriale esistente: dalla componentistica elettronica alle macchine ma anche alle apparecchiature elettriche e meccaniche, ecc.

Anche per chi come me avrebbe visto di buon occhio l’insediamento dello stabilimento FFS nell’area industriale dismessa della Bassa Leventina, la costruzione delle nuove Officine di Bellinzona costituisce indubbiamente un’occasione irripetibile per il mantenimento di questa importante infrastruttura e per realizzare un nuovo sito produttivo moderno, che sul medio-lungo termine assicurerà al Ticino posti di lavoro qualificati in un settore innovativo e con prospettive interessanti per il futuro.

D’altro lato, si potrà contestualmente procedere al recupero dell’attuale area occupata dalle Officine FFS e consentire la realizzazione di un parco tecnologico, nonché di altri contenuti d’interesse pubblico nel quadro di uno sviluppo urbanistico di qualità in una zona particolarmente pregiata della Città di Bellinzona.

Non da ultimo va ribadito forte e chiaro che in caso di approvazione dell’iniziativa “Giù le mani dall’Officina”, si ritornerà alla casella di partenza, con tutti i problemi e le incognite che ne deriveranno e soprattutto senza sicurezza alcuna di riuscire a presentare in tempi ragionevoli un progetto concreto e sostenibile. Uno scenario quest’ultimo sottaciuto dagli iniziativisti, ma che se si profilasse significherebbe per assurdo condannare a morte certa proprio lo stabilimento che si vorrebbe salvare.

Pur riconoscendo i meriti del movimento che ha promosso questa iniziativa, ora occorre guardare avanti con realismo e lungimiranza. Siamo di fronte a un bivio: cogliere questa opportunità nell’interesse dell’intero Cantone e a beneficio delle prossime generazioni, analogamente a quanto avvenne alla fine del 1800 con la realizzazione delle attuali Officine FFS di Bellinzona? Oppure fare un salto nel buio senza nessuna certezza? Se vogliamo evitare di imboccare un binario morto non dobbiamo quindi lasciarci scappare questo treno, che passa una volta sola. Da qui il mio appello alle cittadine e ai cittadini ticinesi a voler respingere l’iniziativa popolare “Giù le mani dall’Officina”.

 

Fabio Regazzi, Consigliere nazionale

0 commenti

Lascia un Commento

Want to join the discussion?
Feel free to contribute!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *