Per un congedo paternità di 10 giorni
Intervento davanti al Consiglio nazionale, 11 settembre 2019
Signor Consigliere federale
Care colleghe e cari colleghi,
Chi vi parla sino ad un paio d’anni fa era un convinto oppositore del congedo paternità. Condividevo la posizione odierna del Consiglio federale e ritenevo che occorresse privilegiare lo sviluppo di soluzioni individuali a livello di contratti collettivi o aziendali all’interno di un dialogo tra le parti: datori di lavoro e dipendenti.
Vi anticipo le conclusioni affermando che sosterrò il Controprogetto indiretto all’iniziativa popolare “Per un congedo di paternità ragionevole – a favore di tutta la famiglia”, che invece respingerò poiché a mio avviso va troppo lontano, anche se ha sicuramente avuto il merito di provocare un ampio dibattito su questo tema.
Come detto qualche anno fa avrei respinto entrambe.
Errare è umano. Non solo è lecito, ma è pure utile. Ci fa scoprire nuovi punti di vista, nuovi elementi della realtà che non avevamo considerato prima. Questo è il motivo per cui abbiamo il dovere, e non solo il diritto, di cambiare idea.
Io l’ho fatto partendo dal mio osservatorio di imprenditore, dopo essermi anche confrontato con alcuni collaboratori e collaboratrici della mia azienda. Fino a un recente passato gli strumenti di conciliabilità fra vita familiare e lavorativa erano poco diffusi, almeno in Ticino. Nelle aziende, fatte salve alcune grandi organizzazioni sensibili al tema del welfare aziendale, il congedo paternità era uno strumento piuttosto raro. Veniva perlopiù accordato uno o due giorni per la nascita del figlio o al massimo cinque giorni come nel caso della metal-meccanica settore nella quale opera la mia azienda.
Oggi osservo come i piani di welfare aziendale stanno registrando una crescita dell’attenzione nei confronti dei neo-papà, che però il quadro giuridico attuale non incentiva. Gli ostacoli che le normative in vigore a volte oppongono alle iniziative di welfare aziendale sono fra l’altro state oggetto di un mio postulato presentato il giugno scorso, purtroppo preavvisato negativamente dal Consiglio federale.
Eppure si tratta di agevolazioni che non solo accolgono delle aspettative da parte delle proprie collaboratrici e collaboratori, ma che si traducono anche in benefici per l’azienda: un migliore equilibrio e benessere tra vita e lavoro, ha ricadute positive in termini di produttività individuale e collettiva, e incrementa l’attrattività dell’azienda nella ricerca di profili specializzati.
Finora ho sostenuto le misure messe sinora in atto dal Consiglio federale e da questo Parlamento nella promozione della creazione di nuovi posti di custodia di bambini. Tuttavia, questi incentivi non possono rimanere gli unici messi in campo dalla Confederazione negli ultimi 15 anni.
Significherebbe che anche il Consiglio federale – quando parla di conciliazione tra famiglia-lavoro – pensa quasi automaticamente e unicamente alla madre. Oggi sappiamo che il rapporto tra genitorialità e impiego non è solo e unicamente, perdonatemi l’espressione, “un discorso tra e per donne”.
In questo senso l’economia privata sta mutando velocemente. Sono sempre più numerose le organizzazioni sia sul piano privato-aziendale sia a livello pubblico che riconoscono dei benefit ai neo-padri all’interno di programmi di welfare aziendale.
L’introduzione di un congedo paternità generalizzato di 10 giorni, oltre a rispondere a una tendenza già in atto, estende questa misura a tutti i collaboratori sul territorio svizzero. Contribuisce anche a riconoscere che la maternità, per la quale viene già concesso da diversi anni un congedo, e la paternità di cui discutiamo oggi, generano abilità trasversali utili non solo per la sfera privata ma anche per quella lavorativa.
Conferire alla popolazione maschile un quadro legale entro il quale viene riconosciuto il suo ruolo della paternità nella cura della famiglia, significa in definitiva attribuirne non solo un valore economico ma anche un valore di società che caratterizza il ruolo dei padri oggi.
Per questi motivi, come già preannunciato all’inizio del mio intervento, sosterrò unicamente il Controprogetto indiretto all’iniziativa popolare per un congedo di paternità che ritengo un primo passo ragionevole in vista della futura discussione sul congedo parentale, soluzione che meglio risponde alle aspettative odierne.
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