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Fabio Regazzi
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L’MPS preferisce creare disoccupati

30 Marzo 2020/0 Commenti/in Articoli /da admin

Ho appena appreso dell’interpellanza presentata da quei buontemponi del Movimento per il socialismo (MPS), che di questi tempi devono sicuramente avere ancora meno da fare del solito. Sergi e il suo fido Pronzini (la citazione è di Corrado Mordasini) non hanno trovato di meglio che rivolgere al Consiglio di Stato alcune domande che riguardano la mia azienda, il tutto condito con una serie di affermazioni false e di attacchi personali livorosi che potrebbero tranquillamente essere oggetto di una querela penale alla quale tuttavia rinuncio anche per non dare eccessiva importanza a simili personaggetti (questa volta cito Crozza). Ho pertanto pensato di rispondere direttamente e in anteprima ai quesiti posti dal Gatto e dalla Volpe del MPS, anche perché in questo momento il Consiglio di Stato e i suoi funzionari hanno ben altre priorità che rispondere a domande farlocche e demagogiche di chi è in perenne campagna elettorale con l’impiego assicurato (non uso volutamente il termine “posto di lavoro” che mi sembra nel caso specifico inappropriato) e lo stipendio garantito al 100% dai contribuenti, risp. dai lavoratori. Tanto più che la risposta arriverà, nella migliore delle ipotesi, fra alcuni mesi quando, ed è la speranza di tutti, avremo superato la crisi sanitaria ma saremo probabilmente confrontati con una grave crisi economica e occupazionale, che ovviamente non riguarderà i nostri impavidi combattenti per il socialismo con i piedi (e non solo quelli…) ben al caldo.

Ecco dunque le risposte alle domande poste dal MPS:

Ad 1) Sì, la mia ditta ha chiesto un’autorizzazione straordinaria, possibilità peraltro contemplata dalla Risoluzione del Consiglio di Stato del 27 marzo.

Ad 2) L’autorizzazione è stata chiesta per motivi di urgenza e riguarda unicamente il reparto di produzione delle avvolgibili in alluminio. Questo settore si rivolge per la quasi totalità a una clientela di rivenditori presente nel resto della Svizzera, dove nei cantieri si continua a lavorare, seppure a ritmo ridotto, e dove pure i concorrenti della Regazzi SA sono tuttora attivi. In queste settimane si sono accumulati diversi ordini che devono essere consegnati ai rivenditori che a loro volta hanno preso degli impegni con dei clienti finali che reclamano le consegne. Non evadere gli ordini in questione esporrebbe l’azienda al rischio di pagare delle penali e risp. di perdere questi rivenditori che sarebbero costretti a rivolgersi ad altre aziende fornitrici presenti in Svizzera. Preciso che le collaboratrici e i collaboratori coinvolti sono una decina su 135 e che operano solo previo il loro accordo e nel rigoroso rispetto di tutte le disposizioni igienico-sanitarie previste dal SECO (in particolare le distanze minime, l’uso della mascherina per chi ne fa richiesta, ecc.). Tale autorizzazione è stata per altro concessa ad altre aziende che si trovano in analoghe condizioni, anche con il consenso dei rappresentanti sindacali.

Ad 3) Gli interpellanti dovrebbero sapere che gli aiuti in questione vengono rilasciati dalla Confederazione per cui non sono di competenza cantonale. Confermo comunque che anche le ditte che fanno capo al Gruppo Regazzi ne hanno fatto richiesta in vista dell’inevitabile crisi di liquidità che andrà a breve a colpire la maggior parte delle piccole e medie aziende ticinesi. Senza questi aiuti, che si aggiungono all’introduzione dell’orario ridotto, il rischio di fallimenti a catena è del tutto reale con un impatto devastante per l’occupazione. Se per l’MPS è questo lo scenario privilegiato, me lo facciano sapere che informerò i nostri collaboratori, invitandoli a rivolgersi al duo Sergi-Pronzini per trovare un posto di lavoro qualora dovessero perderlo.

Per rispondere a queste insulse domande ho impiegato ca. 1 ora. Ora torno ad occuparmi della mia azienda e dei nostri collaboratori per accertarmi che possano operare in condizioni in sicurezza e anche per adoperarmi affinché in futuro abbiano ancora un posto di lavoro, nonostante l’MPS…

Fabio Regazzi, imprenditore, presidente AITI, e consigliere nazionale

Interpellanza -Sostituzione delle luci pista dell’aeroporto cantonale di Locarno: il Governo ticinese non si oppone al progetto e ora si attende una rapida decisione dell’Autorità federale competente

17 Dicembre 2019/0 Commenti/in Atti parlamentari /da admin

Chiedo al Consiglio federale:

1. L’aeroporto di Locarno, grazie alle favorevoli condizioni meteorologiche e funzionali (tre piste in parallelo e sicurezza aerea garantita in modo professionale) già dagli anni quaranta è la sede della formazione base dei piloti militari e civili. Il Consiglio federale conferma questa sua vocazione e valenza nazionale?

2. Nella formazione dei piloti civili e militari il volo notturno è uno degli aspetti importanti. Per questo motivo una delle tre piste è stata dotata di un impianto di illuminazione che ora va sostituito. Il Consiglio federale conferma questa valutazione?

3. Il Consiglio di Stato del Canton Ticino, in risposta ad un’interrogazione, ha affermato che la competenza ad autorizzare questa sostituzione è solo dell’Autorità federale. Ciò significa che il preavviso tecnico cantonale presentato nella procedura federale di approvazione va considerato come un’esternazione di una preoccupazione settoriale, che per altro le direzioni civili e militare dell’aeroporto ed il Municipio di Locarno hanno recepito, giungendo tuttavia ad un conclusione opposta, ovvero che le luci devono essere sostituite. Il Consiglio federale conferma che le premesse per approvare il progetto siano ora date? Se sì, quando lo farà?

Motivazione

Negli anni quaranta il Dipartimento militare della difesa occupò la campagna di Locarno grazie all’apertura dell’aeroporto civile del 1939. Locarno è riconosciuto come unico vero e proprio aeroporto svizzero ad uso misto civile e militare. Le infrastrutture operative e logistiche si sono poi costantemente sviluppate con investimenti complessivi negli ultimi decenni di ca. 200 milioni di franchi. Tutte le decisioni politiche a livello nazionale (Piano settoriale dell’infrastruttura aeronautica – PSIA e Piano settoriale militare – PSM), cantonale (Piano direttore cantonale, 2009, scheda M9 di rango “Dato acquisito” e PUC del Parco del piano di Magadino del 2014) hanno confermato l’avvenuta coordinazione, anche per le attività di volo notturne, dell’aeroporto con il contesto territoriale locale e regionale. Il Consiglio di Stato del Canton Ticino il 13 novembre 2019 ha precisato come il preavviso cantonale negativo è limitato ad una preoccupazione settoriale e che la competenza decisionale è solo federale. Le basi affinché l’autorizzazione federale venga ora rilasciata sembrerebbero quindi date.

Domanda – Interesse di mora applicati dalla Confederazione. Quo vadis?

10 Dicembre 2019/0 Commenti/in Atti parlamentari /da admin

Il 29 settembre 2016 ho presentato l’iniziativa parlamentare 16.470, “Interessi di mora applicati dalla Confederazione in linea con i tassi di mercato”, approvata dalle due CAG del Parlamento. Con la stessa si chiede di sostituire l’interesse moratorio del 5 per cento fissato nel CO, con una disposizione che lo leghi all’andamento generale dei tassi d’interesse di mercato.

Chiedo al Consiglio federale:

– A che punto è il messaggio del Consiglio federale che introduce la modifica chiesta dall’autore dell’iniziativa parlamentare in oggetto?

– Entro quando verrà presentato?

Risposta del Consiglio federale

Domanda – Il trust in Svizzera a che punto siamo?

10 Dicembre 2019/0 Commenti/in Atti parlamentari /da admin

Depositata il 13 dicembre 2016, l’iniziative parlamentare Regazzi 16.488 per l’istituzione del trust nella legislazione svizzera è stata approvata dalla CAG delle due Camere il 20 ottobre 2017 e il 26 aprile 2018. Essa affida al Consiglio federale il compito di istituire le basi legali che permettano l’introduzione del trust nel nostro ordinamento.

Chiedo:

– A che punto sono i lavori del gruppo di esperti incaricato di formulare proposte di disciplina dal punto di vista giuridico e fiscale?

– Entro quando verrà presentato il relativo messaggio?

Risposta del Consiglio federale

Legge CO2: qualcuno si è chiesto quanto costeranno queste misure e chi pagherà?

8 Ottobre 2019/0 Commenti/in Articoli /da admin

Dopo che in prima battuta, grazie al solito gioco dei veti incrociati, PS e Verdi da un lato e UDC dall’altro avevano affossato al Consiglio nazionale la revisione della legge sul CO2, la stessa è approdata al Consiglio degli Stati che nel corso della recente sessione ha elaborato una versione decisamente più incisiva rispetto a quella proposta dal Consiglio federale. Non nascondo che il progetto di legge che ne è scaturito mi lascia perplesso, anche se è stato probabilmente condizionato dal clima di campagna elettorale che deve avere contagiato parecchi senatori, soprattutto dell’area borghese. Prima di vedere più in dettaglio le singole misure proposte, vale la pena fare qualche premessa sul tema del CO2. La questione appare decisamente complessa e controversa. Personalmente ritengo che atteggiamenti estremi come la negazione dei cambiamenti climatici e l’isteria che è nata attorno ai medesimi siano fuori luogo. Io credo che, con un minimo di onestà intellettuale, dobbiamo riconoscere che un cambiamento a livello del clima non possa essere negato e lo stesso sia in buona parte imputabile alle attività umane. Le preoccupazioni della popolazione, e non solo dei giovani, sono quindi legittime e la situazione ci impone di affrontare seriamente questo tema cruciale. La prima considerazione da fare è che siamo di fronte a un problema globale, che richiede quindi risposte globali. Basti infatti pensare che le emissioni di CO2 emesse dalla Svizzera, rappresentano lo 0,1% (cioè 1/1000) di quelle di tutti i Paesi del mondo (mentre la Cina da sola incide per il 25%!). Detto in altri termini, anche nell’ipotesi in cui da domani riuscissimo ad azzerare le emissioni di CO2, l’impatto complessivo sarebbe praticamente nullo e quindi impercettibile. Questo dato di fatto non deve tuttavia diventare un pretesto per non fare nulla, anzi! Giusto dunque che anche la Svizzera dia il proprio contributo e sia anche da esempio per gli altri, ma senza la pretesa di voler salvare da sola il pianeta, come invece molti vorrebbero far credere. Fatto sta che al di là dei grandi proclami, alla fine con queste misure fatte di un mix di divieti e restrizioni da un lato e da tasse e balzelli dall’altro ad essere chiamati alla cassa saranno soprattutto il ceto-medio (e in particolare chi vive nelle zone periferiche come il Ticino) e ovviamente anche le aziende. Ma vediamo allora di capire concretamente di cosa stiamo parlando, prendendo solo tre dei provvedimenti decisi dagli Stati. Innanzitutto l’aumento del prezzo della benzina di 12 cts. al litro a partire dal 2025 comporterà un incremento di costi annuo di ca. 200-250 fr./anno (per un auto che percorre 20-25’000 km/anno); l’aumento pure previsto con la tassa sulla nafta da riscaldamento verrebbe a costare 54 cts al litro più di oggi, che per un appartamento di 100 mq equivale a maggior costi di riscaldamento di oltre 1’000 fr./anno; non da ultimo la prospettata tassa sui biglietti aerei da 30 a 120 fr. per una famiglia di 4 persone che ad esempio vola a Londra, comporterebbe un supplemento di spesa compreso fra 200 e 400 fr. E questi nuovi oneri sono solo una parte di quelli che ricadrebbero sulla popolazione, senza contare che a seguire ne arriveranno altri. Personalmente sono convinto che sia giusto pretendere che la Svizzera faccia la sua parte e che cittadini e aziende debbano assumersi degli oneri ma a due precise condizioni: la prima è che vi sia una strategia condivisa almeno a livello europeo, mentre la seconda è che tali oneri siano ragionevoli e sostenibili per l’economia, in particolare per l’industria d’esportazione già in difficolta per il franco forte e soprattutto per il ceto medio, che risulta la categoria in assoluto più tartassata. Per affrontare questa sfida epocale ci vuole sì coraggio, ma anche un sano realismo, buon senso e ragionevolezza se vogliamo evitare che questo difficile esercizio si trasformi in un boomerang come successo in Francia con i gilet jaunes.

Fabio Regazzi, Consigliere nazionale PPD e Presidente AITI

 

In: La Regione, 8 ottobre 2019

È ancora possibile essere gentili in un’epoca segnata dal populismo e dal sovranismo?

4 Ottobre 2019/0 Commenti/in Discorsi /da admin

Intervento in occasione dell’Assemblea generale del Movimento mondiale della gentilezza  

Lugano, 4 ottobre 2019

 

Gentili signore e signori,

Preparando questo intervento mi sono chiesto se sono una persona gentile. Mi sono venuti in mente diversi aggettivi. Simpatico e socievole sì, ma gentile… Gentile non è il primo aggettivo che associo alla mia persona.

Assalito dal dubbio, e iniziando a temere che non fossi la persona giusta per portarvi questo saluto, ho chiesto un parere a chi mi conosce bene e ha l’inaudita fortuna di lavorare per me da anni. La sentenza è stata: “sei una persona dal carattere ruspante, spesso spigoloso, soprattutto esigente e complicato. Gentile quasi mai, salvo quando hai bisogno di un favore…”. Mi rispose con sarcasmo.

Dopo questa scoperta, avrei potuto chiudere qui il mio intervento, ringraziandovi per l’invito e per avermi dato la possibilità di scoprire il vostro movimento, il decalogo dei Piaceri della Gentilezza di GentleTUDE, che mi sono riletto ancora stamani, non dopo avervi confermato che penserò a voi e alla vostra missione di gentilezza il prossimo 13 novembre (Giornata mondiale della gentilezza). Augurandovi da ultimo di trascorrere ancora dei piacevoli momenti a Lugano.

Tuttavia, prima di andarmene avrei una domanda da porre a voi, esperte ed esperti di gentilezza: è possibile in tempi di sovranismo e di populismo essere gentili in politica?

Per chi non mi conosce, preciso che è dal lontano 1984 che mi occupo di politica. Ho iniziato dal livello comunale, sino a ricoprire dal 2011 la carica di Consigliere nazionale nel Parlamento svizzero. Dall’alto dei miei 35 anni di esperienza politica posso affermare che da oltre un ventennio circa, nelle istituzioni di questo Cantone, si assiste ad un inasprimento del dibattito politico.

Tante le ragioni, per le quali non voglio tediarvi, ma tra queste la principale cause della violenza, finora verbale, che caratterizza il dibattito pubblico è probabilmente la definitiva negazione del valore della complessità e della diversità quale elemento di spiegazione e giudizio di ciò che ci circonda.

Di fronte al dilagare di idee deboli e superficiali corrisponde, gioco forza, un linguaggio aggressivo, a tratti brutale, caratterizzato dalla negazione dell’altro e dell’altrui pensiero.

Chi invece avanza spiegazioni complesse, suffragate magari anche da dati, viene sbeffeggiato, sospettato di fare i giochi sporchi di non so quale gruppo d’interessi.

Sono anche un imprenditore a capo di una piccola-media realtà industriale che impiega 130 persone. Ogniqualvolta in un dibattito politico devo esporre le difficoltà dell’operare in un mercato economico ristretto, messo sotto pressione dalla concorrenza estera, la reazione che suscito nella controparte non è quasi mai una sana competizione di idee, bensì una strategia volta alla mia delegittimazione quale imprenditore responsabile, per venire quasi sempre accusato di sfruttamento di manodopera.

Ricordo poi che se all’inizio della mia carriera politico, mi presentavo ai dibattiti televisivi con tabelle e dati statistici, oggi arrivo oramai a mani vuote. Scomparsi i fatti, i dati, le proposte concrete legate a una visione del mondo e della realtà, rimangono solo i botta e risposta, le battute, le accuse, le semplificazioni e, sempre più spesso, il turpiloquio. Ogni argomentazione che provi ad addentrarsi in un tema riconoscendone le sfumature diviene “politichese”.

Vi è poi l’aggravante legata ai social. Il dibattito che sconfina nei media e soprattutto sui social vive di istantaneità, superficialità, anonimato, mancata assunzione di responsabilità di quello che si dice e del come. Ma vi è molto di più: l’apparente vicinanza creata dai social, ha azzerato le distanze tra istituzioni e popolo, tra i corpi intermedi e la maggior parte della cittadinanza riversando sui primi e senza filtro, insofferenza, rabbia, frustrazione.

Proprio nel mentre la modernità ci pone davanti a sfide gravi, dalla demografica, ai flussi migratori, senza ovviamente dimenticare l’ambiente, mi pare che l’aver perso i modi gentili per una comprensione più profonda di ciò che ci circonda costituisce un ostacolo importante al dialogo e al confronto di idee.

In fondo, se ho colto bene il fondamento della vostra missione, l’essere gentili con l’altro significa riconoscerlo come pari, al di là della diversità delle sue idee e del suo credo, per poi rispettarlo nella complessità delle sue convinzioni senza delegittimarlo. Per chi come me crede nella democrazia quale valore e non forma retorica, sarebbe quindi auspicabile che in questo cantone vi fosse una riscoperta e una difesa della complessità della realtà che ci circonda assieme a una parola, la gentilezza, merce sempre più rara nel linguaggio pubblico e dell’agire comune.

Da lì la mia domanda iniziale: come può un politico gentile sopravvivere in tempi di sovranismo e di populismo?

Ascolterò la vostra risposta. Per quel che mi riguarda, ricostruire la capacità di dialogare in politica passa anche dalle piccole grandi cose, e probabilmente passa e passerà anche dalla riscoperta di valori come il garbo e la gentilezza.

Vi ringrazio dell’attenzione.

Fabio Regazzi,

Consigliere nazionale

 

Tutte le strade (per il Ticino) portano alla Berna federale

1 Ottobre 2019/0 Commenti/in Articoli /da admin

La politica federale è senza dubbio appassionante. Trovare la quadratura del cerchio su questioni di varia natura assieme ad Appenzellesi, Bernesi, Giuriassiani o Ginevrini è un esercizio complesso ma nel contempo intrigante. Il confronto diventa tanto più acceso quando l’oggetto del contendere riguarda la politica dei trasporti e dunque opere da centinaia di milioni franchi se non miliardi, che generano regionalmente ricadute importanti in termini di impieghi, mobilità e nuove opportunità.

Non sorprende quindi che la politica dei trasporti divida gli animi più di altri temi. Quando si tratta di mobilità, ognuno ha una sua opinione precisa su chi va chiamato alla cassa, chi beneficia, chi ne approfitta. La politica dei trasporti, in uno stato federale, composto da un parlamento con rappresentanti di 26 entità diverse, è tipicamente una competizione tra cantoni e tra regioni per convincere che le infrastrutture realizzate sul proprio territorio sono indispensabili e prioritarie rispetto ad altri progetti (in tedesco si parla di “Verteilungskampf”).

In un mio precedente contributo apparso su questo giornale mi ero occupato di infrastrutture ferroviarie. Ma anche a livello di quelle stradali negli ultimi anni il Ticino è riuscito a portare a casa risultati significativi. Unita, coordinata e con i migliori argomenti, la Deputazione ticinese ha sventato negli scorsi anni la minaccia di una lunga chiusura della Galleria autostradale del San Gottardo e la cementificazione di Airolo e Biasca con infrastrutture provvisorie di un’ampiezza di svariati campi di calcio; lo ha fatto convincendo dapprima il Consiglio federale, poi il Parlamento e in ultima analisi il popolo che una seconda canna avrebbe generato molteplici vantaggi, tra cui un aumento della sicurezza. Nel medesimo contesto si inserisce anche il nuovo centro di controllo dei mezzi pesanti di Bodio, importante per l’economia della Leventina con il suo investimento di 250 milioni di franchi. Oltre a maggior sicurezza sull’asse stradale, il nuovo centro garantirà non pochi impieghi in una regione costretta da sempre a lottare per disporre delle risorse necessarie.

Sul piatto però restano altri filetti che il nostro Cantone non deve lasciarsi sfuggire. Attualmente è in fase di progettazione la terza corsia autostradale tra Lugano e Mendrisio, un tassello fondamentale per risolvere gli ormai quotidiani ingorghi nella zona più popolata del Ticino e che al contempo permette di mettere una pezza anche da un punto di vista dell’impatto visivo che nel anni ‘60 – al momento della costruzione delle prime due corsie – non pare essere propriamente stata una priorità. Nei prossimi anni si gioca anche partita relativa al collegamento A2-A13, progetto irrinunciabile per il Locarnese se vuole restare competitivo in termini di attrattività turistica ed economica e che al contempo prevede una serie di compensi ecologico-ambientali in una regione, quella del Piano di Magadino, particolarmente sensibile.

Le tempistiche della realizzazione di queste opere primordiali per il Ticino dipenderanno dall’abilità degli attori del nostro cantone, dalla capacità di allacciare i contatti più opportuni e creare le alleanze più promettenti, dalla complicità e dalla coordinazione nel creare il consenso e argomentare costruttivamente e con fatti inequivocabili in contesti che vedono altri cantoni rivendicare opere e infrastrutture della medesima natura. Queste importanti decisioni vengono prese a Berna ed è per questo che è fondamentale essere presenti nei gremii che contano per far sentire le voce del Ticino. E uno di questi è la Commissione dei trasporti di cui faccio parte da 8 anni e dove mi piacerebbe poter continuare a lavorare nella prossima legislatura se ne avrò ancora la possibilità. Nella politica dei trasporti si determinano oggi le sorti delle prossime generazioni. La responsabilità è grande, la posta in palio alta e io sono pronto e motivato a continuare a lottare per il nostro Cantone.

Fabio Regazzi, Consigliere nazionale PPD, membro della Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni

 

In: Corriere del Ticino,

Interpellanza – Gestione del traffico ai portali del Gottardo

26 Settembre 2019/0 Commenti/in Atti parlamentari /da admin

Testo depositato

Chiedo al Consiglio federale:

1. Dal 1995 a oggi i transiti attraverso la galleria stradale del Gottardo sono rimasti piuttosto costanti mentre le code ai portali negli ultimi anni hanno subito un aumento considerevole: conferma questa valutazione e se sì come si spiega?

2. A fronte di questa preoccupante evoluzione sono state valutate delle misure per migliorare la situazione?

3. Fermo restando che la sicurezza è importante, non ritiene in particolare che il sistema “a contagocce” di gestione del traffico ai due portali dovrebbe essere ripensato e reso più dinamico?

4. Per quale motivo al portale sud del tunnel del Gottardo la terza corsia di emergenza, almeno nel periodo estivo, non viene trasformata in corsia di uscita per coloro che vogliono percorrere il passo del San Gottardo o della Novena, analogamente a quanto avviene al portale nord?

5. In caso di panne di veicoli o incidenti all’interno della galleria sono pensabili misure per velocizzare gli interventi di soccorso, riducendo così il tempo di chiusura del tunnel?

Motivazione

Dal 1995 in poi le statistiche indicano che i transiti attraverso il tunnel Gottardo sono rimasti piuttosto costanti, seppure con un andamento altalenante. Ciò nonostante la sensazione è che le ore di colonna ad entrambe i portali siano, soprattutto negli ultimi anni, significativamente aumentate anche al di fuori dei periodi più sensibili con il conseguente impatto ambientale che ciò comporta per gli abitanti di Uri e della Leventina, senza dimenticare l’incremento del traffico parassitario nei paesi. A questo riguardo sarebbe interessante sapere se esistono statistiche che confermano questa valutazione. In ogni caso questo importante incremento delle code a fronte di transiti costanti risulta difficilmente giustificabile. Molti, e fra questi anche qualche esperto, ritengono che il cosiddetto sistema “a contagocce” debba essere ripensato e reso più dinamico. In questo senso sarebbe pertanto auspicabile che USTRA si chini su questo tema per valutare soluzioni alternative. Sempre restando in tema non si comprende per quale motivo, almeno nei periodi estivi, al portale sud non viene adottatala soluzione in vigore al portale nord che prevede l’utilizzo della corsia di emergenza quale uscita verso i passi. Non da ultimo anche la gestione in caso di panne e incidenti andrebbe ottimizzata nell’ottica di ridurre i tempi di chiusura del tunnel.

Interpellanza – Progetto terzo binario a Bellinzona: le FFS devono rispettare la legge

25 Settembre 2019/0 Commenti/in Atti parlamentari /da admin

Testo

Chiedo al Consiglio federale:

1. È informato che le FFS nel progetto per la realizzazione del terzo binario a Bellinzona prevedono superamento di ben 4,2 volte (!) il valore limite del flusso elettromagnetico (microtesla) imposto dall’Ordinanza federale sulle radiazioni non ionizzanti (ORNI)?

2. Come valuta questa situazione e anche il fatto che le FFS non hanno ritenuto di informare le autorità comunali di Bellinzona e gli abitanti potenzialmente toccati, fra i quali ci sono anche degli allievi di scuola elementare che frequentano una palestra?

3. Ritiene accettabile, come hanno lasciato intendere nel Rapporto di impatto ambientale (RIA), che le FFS – azienda di proprietà della Confederazione – a fronte di un superamento di oltre il 400 percentuale chiedano una deroga ai limiti imposti dall’ORNI?

4. Intende intervenire sulle FFS affinché queste disposizioni a tutela della salute pubblica vengano rispettate? Se no, non ritiene che ci sarebbe una disparità di trattamento con le aziende private creando un pericoloso precedente?

Motivazione

Nell’ambito della realizzazione del progetto di terzo binario a Bellinzona le FFS prevedono un superamento del flusso elettromagnetico (microtesla) provocato dalla linea di contatto da 15 000 Volt di ben 4,2 volte (!) rispetto al limite imposto dall’ORNI. Stando a quanto dichiarato ai media dal sindaco di Bellinzona, di questo importante superamento né il Municipio e nemmeno i confinanti toccati erano stati informati. Da parte loro le FFS, nel relativo RIA hanno preannunciato di voler chiedere una deroga all’ORNI, lasciando intendere che non esistono margini di manovra nei limiti della fattibilità tecnica e finanziaria per ulteriori ottimizzazioni. Il tema ha suscitato una viva preoccupazione sia a livello dell’autorità politica comunale che della popolazione potenzialmente toccata, e in particolare dei genitori degli allievi della scuola elementare di Bellinzona Sud, la cui palestra si trova nel perimetro toccato dalle radiazioni; l’associazione che li rappresenta ha inoltrato opposizione contro il progetto, che va ad aggiungersi a quella del Municipio di Bellinzona e di diversi confinanti. A fronte di questa situazione, il Consiglio federale dovrebbe intervenire sulle FFS affinché vengano adottati tutti i provvedimenti necessari per rispettare le disposizioni legali in materia di salute pubblica: da un’azienda della Confederazione è lecito attendersi che dia il buon esempio!

Iniziativa – Esentare le PMI dall’obbligo di pagamento del canone radio-tv!

20 Settembre 2019/0 Commenti/in Atti parlamentari /da admin

Tutte le aziende con meno di 250 dipendenti dovrebbero essere esentate dal canone radiotelevisivo, che da quest’anno viene imposto a tutte le persone giuridiche con un fatturato superiore ai 500mila franchi.

È questa la proposta contenuta in un’iniziativa parlamentare inoltrata ieri dal Consigliere nazionale Fabio Regazzi e sottoscritta da ben 50 colleghi, tra i quali i deputati ticinesi di PPD, PLR, Lega e UDC e anche dai presidenti di tre important Partiti (Albert Rösti/UDC, Gerhard Pfister/PPD e Jürg Grossen/VL). L’imposizione delle aziende ha permesso di ridurre l’onere a carico delle economie domestiche a 365 franchi. Va ricordato che con il canone la SSR può incassare al massimo 1,2 miliardi di franchi. L’onere totale a carico delle persone giuridiche è di circa 190 milioni di franchi.

A differenza della proposta formulata con un’analoga iniziativa parlamentare di Gregor Rutz (UDC/ZH), la soluzione qui proposta vuole tutelare le PMI che sono state pesantemente ed inguistamente chiamate alla Cassa con la nuova tassa radio-tv: basti pensare che ci sono piccole imprese che nel regime precedente pagavano 200  franchi per lo stesso apparecchio radiofonico in officina e ora ne versano ben 5.750, vale a dire 26 volte di più!.

Invece del discutibile e molto criticato criterio della cifra d’affari, viene ora proposto di prendere in considerazione il numero di collaboratori: la soglia di 250 dipendenti corrisponde alla definizione attuale della taglia delle piccole e medie imprese. Il calcolo verrebbe fatto in termini di posti a tempo pieno e gli apprendisti non verrebbero presi in considerazione. Va infine ricordato che la ragione d’essere delle aziende non è di tenere i dipendenti davanti alla TV durante l’orario di lavoro e considerato che comunque le persone fisiche che le compongono versano già il canone nelle rispettive economie domestiche, farlo pagare alle imprese (e soprattutto alle PMI) rappresenta una doppia imposizione ingiustificata che va corretta.

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