La scelta è maturata in seguito alla recente elezione al Consiglio degli Stati e all’aumento della mole di lavoro che questa comporta. Ticinonews ha intervistato il diretto interessato.

Il deputato ticinese del Consiglio degli Stati Fabio Regazzi non sarà più il presidente della Federazione Cacciatori Ticinesi (FCTI). Una decisione che segue la sua recente elezione alla Camera Alta del Parlamento e la maggiore quantità di lavoro che tale nomina comporta. Ticinonews ne ha parlato direttamente con Regazzi.

Fabio Regazzi, lei lo ha già detto, gli impegni, i diversi ruoli, ma come mai ha deciso proprio ora di abbandonare la presidenza della FCTI?

“Io sono da oltre 30 anni nel mondo della FCTI. Sono stato per tanti anni vicepresidente con il compianto presidente Marco Mondada, e dal 2011 sono diventato presidente. Più della metà della mia vita l’ho trascorsa in questa federazione. Quando mi sono messo a disposizione due anni fa per un ultimo mandato, non potevo immaginare che nel frattempo sarei diventato consigliere degli Stati. Mi sono reso conto dopo la prima sessione, e pianificando gli appuntamenti per il 2024, solo a livello di commissione, che l’impegno è cresciuto. E questo diventava difficilmente compatibile con gli impegni, anche importanti, di presidente della FCTI. Durante le vacanze di Natale ho maturato questa decisione, chiaramente molto sofferta, ma facilitata dal fatto che il mio probabile successore, se l’assemblea lo nominerà, è una persona adeguata e preparata per assumere questa funzione”.

E chi sarà il nuovo presidente?

“L’attuale vicepresidente della FCTI, l’avvocato Davide Corti, è una persona conosciuta nel mondo venatorio ed è sicuramente il profilo più idoneo e adatto per assumere questa funzione. E ha accettato di buon grado di raccogliere il testimone”.

Quando è diventato presidente nel 2011 dichiarò al Giornale del Popolo: “Sono pronto al dialogo con gli ambientalisti, ma difenderò con le unghie e con i denti la passione che mi anima da tutta la vita”. Ha raggiunto l’obiettivo?

“E la rifarei questa dichiarazione. Io credo di averlo dimostrato con i fatti. Sono una persona che è anche capace di difendere duramente le proprie posizioni e convinzioni, ma sono abituato al dialogo e al confronto, e da questo punto di vista negli anni della mia presidenza questi non sono mai mancati. È chiaro che a volte si riescono a trovare dei compromessi e spesso no, ma l’importante è essere disponibili. Io personalmente sono un fautore del nostro sistema non solo politico, ma anche associativo, dove il dialogo e il confronto sono importanti, soprattutto con chi non la pensa allo stesso modo. A condizione che questa disponibilità sia reciproca, perché con gli integralisti, che ci sono anche sul fronte degli ambientalisti, è impossibile dialogare”.

“Ne cito due: il primo è un’importante riorganizzazione della nostra federazione, che è passata da una struttura più dilettantistica a una più professionale, pur senza aver particolari mezzi a disposizione. Il secondo è quello di aver rafforzato e migliorato nettamente il dialogo con il nostro interlocutore privilegiato, che è l’Ufficio caccia e pesca, con il quale collaboriamo strettamente da diversi anni in modo proficuo. E questa è anche una notizia positiva nell’interesse di tutte le parti coinvolte”.

Qual è la sfida che lascia al suo successore?

“La sfida è quella di portare avanti una federazione complessa. Con 2’200 cacciatori da gestire non è facile, è un settore animato da grande passionalità e inevitabilmente tende un po’ a volte ad andare oltre certi limiti, ma lo fa soprattutto per la passione che anima i cacciatori. Quindi il fatto di riuscire a far convivere le varie anime all’interno della nostra federazione, verso le sfide che ci attendono e che riguardano soprattutto l’ambito della caccia bassa, che è decisamente sotto pressione”.

C’è un consiglio che si sente di dare al suo successore? O magari gliel’ha già dato?

“Di solito i consigli bisogna darli quando vengono richiesti dai diretti interessati, ma con Corti ho un ottimo rapporto, per cui ne abbiamo già parlato e posso sicuramente svelare che uno dei segreti che gli ho dato è di rimanere calmo anche di fronte a situazioni di tensione, le quali non mancheranno. Corti è una persona dotata, forse anche più calmo di me, per cui il consiglio è quasi superfluo. Ma sono convinto che lo seguirà e dimostrerà di essere la persona giusta per continuare questa tradizione di una federazione che l’anno prossimo compirà 30 anni di vita. Io spero di poter essere presente come ospite a questo importante momento, perché credo di avere un po’ contribuito a costruire questa realtà nel corso degli anni”.