Si vota sulle strade nazionali, ma in Ticino si pensa all’A2-A13
fotografia © Ti-Press / Samuel Golay
Il prossimo 24 novembre si tornerà a votare a livello nazionale. Tra gli oggetti su cui la popolazione sarà chiamata a esprimersi, anche il potenziamento delle strade svizzere. Se n’è parlato, ieri, anche alla Domenica del Corriere. Gianni Righinetti introduce il tema parlando di «voto strategico», un voto che si concentra su sei tratti stradali – nessuno dei quali in Ticino – e un investimento complessivo da 4,9 miliardi di franchi. I sondaggi danno l’esito della votazione in bilico. Fabio Regazzi, consigliere agli Stati del Centro, ammette di non essere sorpreso: «Sapevamo dall’inizio che sarebbe stata una votazione difficile. Il tema d’altronde è sensibile, quanto importante». Uno spartiacque, così lo definisce Regazzi, in vista di ulteriori investimenti nelle infrastrutture stradali. Ed ecco il primo riferimento al collegamento A2-A13. Ve ne saranno altri, nel corso della trasmissione. La stessa Greta Gysin, consigliera nazionale dei Verdi, ricorda come, in ballo, in questo caso, vi siano «i sei progetti in votazione, non altri, non il collegamento A2-A13».
Già, ma la questione continua ad aleggiare sulla discussione. Righinetti frena i suoi ospiti e rimanda il tema cantonticinese alla seconda parte. Gysin giudica sbagliato l’approccio di chi, per risolvere i problemi di intasamento, vuole ampliare le strade. «Gli eventuali benefici spariscono nel giro di pochi anni. Molti studi lo dimostrano. Esiste un fenomeno correlato all’ampliamento delle strade: il traffico indotto, quello che si crea allargando le infrastrutture». Gli esempi si sprecano, da una parte come dall’altra del «campo». E se Gysin sottolinea il costo del progetto – «in un momento di ristrettezze» -, Simone Gianini, consigliere nazionale PLR, parla di sicurezza. E poi torna sul Ticino. «Perché votare sì? Perché l’esito avrà un riverbero su progetti futuri, compreso quello del collegamento veloce tra Bellinzona e Locarno». Rieccolo. È sulla bocca di tutti. Insomma, come spiega lo stesso Gianini, e ieri lo abbiamo ben compreso: «La votazione ha un forte carattere politico». Bruno Storni, consigliere nazionale socialista, riporta la discussione su termini scientifici. Sventolando «molti studi sul tema», riassume: «Più strade, più traffico». E poi riflette: «Ci sono altri modi di gestire la questione: potenziando ulteriormente il trasporto pubblico, tanto per cominciare, promuovendo il telelavoro e la condivisione delle auto. Dobbiamo lavorare su questi aspetti». Regazzi interviene: «Ma non è che due o tre provvedimenti come questi risolveranno il problema del traffico. Le ore di colonna in Ticino sono quadruplicate nel giro di pochi anni, e questo anche senza allargare le autostrade, ma aumentando l’offerta di trasporto ferroviario». Si cita più volte il cosiddetto «assioma», quello lanciato da Storni, quello del «più strade, più traffico». Regazzi stesso dice: «Non è vero che chi semina strade raccoglie traffico. E poi non possiamo imporre il telelavoro e le auto condivise alla popolazione».
E quindi? «Quindi non abbiamo ricette magiche, ma dobbiamo riconoscere che ci sono ricette più velenose di altre. I comportamenti privati fanno parte del problema», replica Gysin. E Gianini non si fa pregare, rivendicando la libertà personale dei cittadini. «Il traffico va riportato sulle autostrade. Non possiamo pensare, comunque, di spostare tutto il traffico sulla ferrovia. Ci sono limiti di capacità e di capillarità». «Proprio così», sembra voler ribadire la stessa Gysin, quando la discussione si sposta sul Ticino. E dice: «Dobbiamo concentrarci proprio sulla capillarità della rete, su una mobilità che sia intelligente e integrata, utilizzando tutte le forme di trasporto pubblico. Non c’è bisogno di strade più larghe, ma di soluzioni più efficaci sul lungo periodo».
Nessuno sembra contestare il collegamento A2-A13, in particolare «se si riuscirà a mantenere la stessa capacità», fa notare Bruno Storni. In Ticino, come ricorda ancora Gianini, non manca la carne al fuoco. «Ce n’è tanta». Oltre al raddoppio del San Gottardo, facile pensare al PoLuMe. Fabio Regazzi si aggiunge sul Sottoceneri, torna sulle decisioni prese in passato nel Mendrisiotto e azzarda: «Il progetto PoLuMe va nella direzione di un miglioramento della situazione. Il traffico nord-sud d’altronde non sparirà nei prossimi anni». E questa è l’unica constatazione che trova tutti.