La domenica del Corriere- Foto © Ti-Press/Pablo Gianinazzi

La frammentazione, le frasi forti nei confronti del Governo, le repliche piccate nelle sedi istituzionali, la piazza e il sistema democratico, compresa la capacità di perdere – Vitta: «Governo stanco? Io sono in piena forma» – Confronto Sirica-Regazzi sul ruolo e l’azione del PS.

«La stagione delle tensioni». Questo il titolo, lo sfondo, della trasmissione La domenica del Corriere andata in onda questa sera su Teleticino. Ospiti di Gianni Righinetti, per parlare della situazione tesa, a tratti fin colorita, che sta riservando la politica cantonale, il presidente del Governo Christian Vitta, il consigliere agli Stati Fabio Regazzi, il sindaco di Lugano Michele Foletti e il copresidente del PS Fabrizio Sirica. A lanciare e rilanciare ha poi contribuito il politologo e professore all’Università di Losanna Oscar Mazzoleni intervistato da Teleticino: «Viviamo una situazione di frammentazione del Parlamento, gli equilibri diversi tra Parlamento e Governo, il dipartimentalismo, l’indebolimento dei partiti e la frammentazione politica». Elementi che di certo non agevolano una linearità istituzionale. Per Regazzi «Mazzoleni ha centrato gli elementi, le cause dello scollamento, più marcato a livello cantonale che federale, ma anche a Berna le cose sono cambiate negli anni». La lettura di Sirica è di uno «sgretolamento della politica, picconata dopo picconata, come uno storico edificio nel quale si formano delle crepe». Per Foletti «la politica a livello cantonale si è dimenticata che abbiamo un sistema di concordanza. Si fa politica come ci fosse un sistema maggioritario, tutti contro tutti per fare più voti possibile. Chi vince non prende tutto e nel frattempo ha paralizzato il sistema per quattro anni». È poi arrivato il turno di Vitta, che spesso parla di senso di responsabilità: «Siamo passati da quando si parlava del tavolo di sasso e pochi decidevano a una fase opposta. Non più un tavolo ma una frammentazione e così viene meno la convergenza. Occorre fare in modo che la politica sappia dare quello che le istituzioni si attendono. Se alziamo lo sguardo oltre i confini nazionali assistiamo a una crisi della democrazia. Oggi il confronto è tra l’autarchia e la democrazia. Sempre più fasce di popolazione ne sono affascinate perché l’autarchia riesce a fare e ad agire in tempi più rapidi. Tocca al sistema democratico non perdere terreno. A corto termine, senza senso di responsabilità, saremo tutti perdenti per effetto di un sistema che si allontana dalle necessità del Paese».

La politica degli slogan

Siamo poi nel periodo degli slogan con «il Governo del Mulino bianco», quello del «Governo stanco», finanche «il Governo che guida l’auto a fari spenti», per sintetizzare poi le difficoltà finanziarie con quel «l’acqua è poca e la papera non galleggia». Tutto questo che senso ha? ha chiesto Righinetti: «Io le ritengo picconate alle Istituzioni – ha affermato Sirica – quali soluzioni portano? Non è quello che i partiti devono fare. Io non sono governativo, ma sono istituzionale e credo sia importante». Ma andare in piazza non pare istituzionale, ha rilanciato Righinetti. «Certo ma si possono creare dei ponti per dare voce alle persone per lanciare un dialogo». Per nulla d’accordo Regazzi: «È un po’ il mondo alla rovescia, se guardo oltre le parole di Sirica, in piazza non si sentono complimenti e apprezzamenti e il PS è spesso in prima linea. Sono un po’ sorpreso, la sinistra da sempre cerca il confronto e talvolta lo scontro. Se c’è un partito intransigente, questo è proprio il PS».

Foletti non ha potuto fare a meno di citare le tensioni di questi giorni con il collega municipale Raoul Ghisletta: «Io ho un municipale socialista che quando non gli vanno bene le decisioni fa ricorso o fa istanze agli Enti locali. Il sistema di concordanza comporta anche rispetto democratico. Se si rispettano le regole di convivenza il dialogo funziona, se si agisce diversamente, no».

Una tazza di camomilla

E sulla proposta di Norman Gobbi di bere più camomilla? «Darsi una calmata credo che sia doveroso. Abbiamo perso un po’ di cultura politica e così non funziona» ha osservato il leghista (invero da anni sul fronte dei moderati e mai sulle barricate) Foletti. Vitta dal canto suo ha sottolineato che la parte esecutiva «vuole agire ma il contesto di veti incrociati e confronti funzionano da blocco e fanno soffrire il sistema. Poi è vero, la democrazia è fatta anche di confronto alle urne. Ma la mia paura – ha aggiunto Vitta – è che ci si confronti troppo sulle cose di superficie, mentre il vero confronto nel merito non sboccia».

Il Governo è stanco?

E sul Governo stanco, concetto veicolato dal presidente del PLR Alessandro Speziali, Vitta è stato categorico: «Io sono in piena forma, il lavoro non manca». Ma, a differenza di Gobbi, il consigliere di Stato del PLR per ora non si sbottona sulle sue intenzioni in vista delle elezioni cantonali del 2027.

Regazzi vede nel Governo «una buona intesa, ma ogni tanto ci vorrebbe più confronto sui progetti. Mi piacerebbe più coraggio e realismo». «Io sono contro la narrazione secondo la quale la responsabilità debba ricadere tutta sul Governo di questo momento, la responsabilità è della maggioranza del Parlamento» ha osservato Sirica, di fatto assolvendo un Esecutivo sulla carta di centrodestra. «Se il Governo è stanco, i partiti sono vuoti». Ed ecco servito un nuovo slogan, una nuova frase forte nella politica cantonale. Infine tutti concordi sul fatto che le difficoltà economiche e finanziarie non aiutano. Rendono tutto maledettamente più complicato.