Strada e rotaia: quando a prevalere è l’ideologia…

Fabio Regazzi, candidato del Centro al Consiglio degli Stati e al Consiglio nazionale

Le elezioni sono un momento stimolante. I candidati presentano le loro posizioni e visioni del mondo, si confrontano, discutono, dibattono. Alla fine, i cittadini scelgono rappresentanti che più o meno mettono le loro stesse priorità ai problemi e identificano soluzioni in linea con i propri valori. Non raramente, nell’intento di profilarsi, i politici esaltano le proprie posizioni e avversano quelle altrui. Fa parte della campagna elettorale, ma questo gioco sarebbe bene evitarlo una volta eletti e chiamati a trovare soluzioni.

Non sorprende quindi se in questa fase di campagna il fronte rosso-verde si scagli contro l’ampliamento delle strade nazionali, teatro di quotidiani imbottigliamenti, colonne, ritardi e costi. Secondo queste cerchie, la rete di strade nazionale – oggi dimensionata secondo quanto pianificato negli anni 60 – basta e avanza. La strada è da bandire, l’unico modo di spostamento meritevole sono il trasporto pubblico o il traffico lento.

Queste posizioni dogmatiche e distanti anni luce dalla realtà sono anacronistiche e anche un po’ patetiche. Il trasporto e la logistica sono costellati da dinamiche che necessitano del trasporto su rotaia e, allo stesso tempo, di quello su strada. Negli ultimi decenni sono fortemente cresciuti tutti i vettori, anche il traffico lento e soprattutto il trasporto passeggeri sui mezzi pubblici. Ma sono aumentati anche gli spostamenti sulla strada. Le due opzioni sono di fatto complementari per una semplice ragione: offrono prestazioni diverse, qualità diverse, per esigenze diverse.

Oltre il 70% del trasporto merci che attraversa le Alpi lo fa su rotaia: la ferrovia è ideale per merci che vengono spostate su lunghe distanze (oltre 300/400 km), di grandi dimensioni e la cui fornitura può essere pianificata in anticipo. Per distanze brevi, lotti piccoli e consegne just in time il trasporto su ferrovia non è possibile e pensabile, ma è la strada a rispondere molto meglio a queste necessità.

Per quanto riguarda i passeggeri il discorso è simile. Lo spostamento tra città, negli agglomerati o in zone densamente popolate è ideale per il trasporto pubblico, soprattutto per i pendolari con un luogo di lavoro fisso. Maggiormente dipendenti dall’automobile sono coloro che si spostano più volte durante il giorno, da o verso regioni periferiche, hanno orari irregolari o necessitano di portare con sé materiale pesante o voluminoso.

La politica dei trasporti svizzera è un eccellente esempio che dimostra che, approfondendo i temi, in realtà i due vettori di trasporto non sono inconciliabili ma semmai complementari. Per garantire una rete di trasporti integrata ed efficiente, è quindi indispensabile investire sia nell’infrastruttura ferrovia che in quella stradale. Sarebbe bene che il fronte rosso-verde abbandoni questa visione dogmatica e anacronistica che non giova a nessuno.