Il consigliere agli Stati terminerà il mandato a maggio: «Con l’elezione agli Stati, si sono accumulati troppi impegni»

© CdT/Gabriele Putzu

Dopo 13 anni alla guida della Federazione cacciatori ticinesi (FCTI), il prossimo 24 maggio il presidente Fabio Regazzi rimetterà il mandato. Una decisione, spiega Regazzi al CdT, maturata durante le vacanze natalizie e intervenuta a seguito della sua elezione al Consiglio degli Stati: «Dopo la prima sessione mi sono reso conto che gli impegni, ora che siedo alla Camera alta, sono aumentati in modo importante e questo non è più compatibile con la funzione di presidente della FCTI». Quindi, «a malincuore, ma nell’interesse della Federazione, ho preferito fare un passo indietro». Quella di Regazzi all’interno della FCTI è una militanza di lungo corso: «Sono nella Federazione da oltre trent’anni e quest’anno staccherò la patente di caccia per il 40. anno consecutivo. Per me, infatti, la caccia rappresenta una passione viscerale, iniziata fin da ragazzo».

In questi anni alla guida della FCTI, Regazzi ha soprattutto portato avanti un lavoro di riorganizzazione. «Mi ero prefisso quale obiettivo quello di rivedere la struttura della Federazione e ci sono riuscito: nonostante non disponiamo di grandi mezzi, siamo riusciti a mettere in piedi un’organizzazione molto più professionale, raddoppiando il volume di affari». Inoltre, ricorda, «malgrado qualche screzio del passato, abbiamo anche rafforzato la collaborazione con l’Ufficio caccia e pesca, che rappresenta un interlocutore fondamentale per cercare soluzioni comuni». Sì, perché «se è vero che la caccia per noi è una passione, svolgiamo anche un ruolo importante per la regolazione di cervi e cinghiali, animali che creano notevoli danni alle colture e ai boschi». Negli anni, racconta il presidente, la FCTI ha vissuto grandi cambiamenti. «Negli ultimi decenni, il numero dei cacciatori è leggermente calato», ammette Regazzi. E se per la caccia alta il numero di patenti rilasciate è rimasto sostanzialmente stabile, diverso è il caso della caccia bassa: «Le restrizioni, sempre più numerose, fanno sì che vi siano sempre meno appassionati e questo è un peccato, perché si va a perdere un pezzo di tradizione importante. Invertire la tendenza, però, sarà difficile».

Guardando al futuro, Regazzi auspica un ritorno alle origini. «Negli ultimi tempi, soprattutto i giovani mirano soprattutto al carniere. Invece, a mio avviso, la caccia deve rimanere una passione. Non è solo l’uccisione delle prede, ma tutto quello che ci ruota attorno: il fatto di passare una giornata immersi nella natura in compagnia degli amici o i preparativi prima della stagione venatoria». Non è un caso, forse, che in quarant’anni Regazzi non abbia perso una sola stagione di caccia alta. «Una volta – racconta – sono uscito a cacciare persino con una caviglia malconcia». Ora, dice, «sono pronto a cedere il passo alla guida della Federazione a chi avrà più tempo da dedicare a questa realtà». Quale nuovo presidente, il comitato centrale ha deciso all’unanimità di proporre all’assemblea dei delegati – che si terrà il 24 maggio – l’attuale vicepresidente, Davide Corti. «Grazie alle sue competenze e alle sue capacità – spiega la Federazione – riteniamo che sia il profilo idoneo ad assumere questa importante carica».