Fabio Regazzi (il Centro) è il primo candidato al Consiglio degli Stati a presentarsi nello studio di Ticinonews per le interviste pre-elettorali.

Inizia la serie di interviste pre-elettorali di Ticinonews a tutti e undici i candidati ticinesi al Consiglio degli Stati. Il primo a rispondere alle nostre domande è Fabio Regazzi del Centro, consigliere nazionale uscente e che si presenta sia per la Camera del popolo, sia per quella dei Cantoni.

Molti osservatori vedono una sfida soprattutto tra lei e Marco Chiesa. Perché un elettore dovrebbe preferire lei a Chiesa?

Marco Chiesa è decisamente più a destra di me e io mi definisco di centro-destra. Non credo che si debba necessariamente votare o uno o l’altro, perché un elettore può dare la sua preferenza anche tutti e due. Io mi presento consapevole di quello che ho fatto e delle esperienze che ho accumulato. Credo di avere un profilo abbastanza chiaro e che l’elettore che mi vota sappia che valori rappresento e in cosa credo“.

Più volte è stato ribadito che negli ultimi quattro anni, i voti di Chiesa e Carobbio agli Stati si annullavano a vicenda. Qual è a suo avviso il tandem ideale per difendere gli interessi del Ticino? Chi sceglierebbe al suo fianco?

Nel 60% dei casi, in questa legislatura i voti dei nostri due rappresentanti si sono annullati a vicenda e questo indebolisce la forza di un cantone, soprattutto alla Camera alta, dove c’è bisogno di portare avanti nel maggior numero possibile di temi una posizione condivisa e comune. Non sta comunque a me scegliere chi dovrà accompagnarmi: io ho degli ottimi rapporti con Chiesa e con Farinelli, come con gli altri candidati che ambiscono ad un seggio. Per questo non segnalo chi ritengo che mi debba accompagnare a Berna. Io semplicemente cerco di conquistare uno dei due seggi“.

Un tema di strettissima attualità sono i premi di cassa malati, con il Ticino che nel 2024 sarà bastonato da un aumento del 10,5% di media. Le casse malati sostengono che la colpa sia dei politici, perché a Berna avreste gli strumenti per cambiare qualcosa, ma non lo fate. Giovedì il Consiglio nazionale ha bocciato la misura sulle reti di cura integrate. È vero che non fate abbastanza?

L’aumento dei premi è la conseguenza di un’esplosione dei costi del nostro sistema sanitario. Il problema va affrontato alla radice, intervenendo sui costi. Io non credo che una cassa malati unica sia la risposta adeguata. In parte ha ragione quando dice che non cogliamo le opportunità di porre dei correttivi: spesso la classe politica, per diversi motivi, si divide e non segue questo tipo di proposte. Queste non risolveranno il problema alla radice, ma perlomeno attenuerebbero questa crescita costante e anche molto importante dei premi. Non ci si deve girare attorno: o si affronta la questione dal punto di vista della riduzione dei costi, come chiede la nostra iniziativa popolare sulla quale andremo a votare, oppure ogni anno sarà il muro del pianto“.

Martedì il vostro Consigliere di stato Raffaele De Rosa se l’era presa con i lobbysti delle casse malati a Berna. Secondo il portale Lobbywatch, il Centro ha diversi esponenti remunerati dalle casse malati. È un problema? Servirebbe maggiore trasparenza?

Tengo a precisare che non faccio parte di questa categoria e che non ho nessuna relazione con le casse malati, ma è chiaro che quella della trasparenza è una richiesta legittima. D’altra parte, ogni deputato deve dichiarare i suoi legami di interesse e chiunque può andare a vedere quali sono gli interessi dichiarati. C’è chi vorrebbe andare oltre e impedire ai deputati di fare parte dei consigli di amministrazione delle casse malati. È un dibattito che si può condurre e una riflessione andrebbe fatta, anche per non insinuare il dubbio che chi fa parte di queste realtà, in Parlamento cerchi di difendere i loro interessi e non quelli della cittadinanza“.

Il suo smart spider, che mostra i risultati a un questionario a cui ha risposto sulla sua posizione su più temi, segna una scarsa propensione alla tutela dell’ambiente. I cambiamenti climatici non la preoccupano?

I cambiamenti climatici sono un dato di fatto e preoccupano non solo me, ma tutti. Bisogna però fare anche un bagno di sano realismo che mi sembra spesso manchi nella politica: noi dobbiamo fare la nostra parte e io credo di farlo più con i fatti che con le parole. Ho infatti installato un impianto fotovoltaico sul tetto aziendale e anche sul tetto di casa mia. La Svizzera genera però lo 0,1% delle emissioni a livello mondiale. Non facciamoci illusioni: se anche dovessimo riuscire ad azzerarle nel nostro Paese, a livello planetario non cambierebbe niente. A me quindi preme fare una politica ambientale realistica, misurabile e raggiungibile negli obiettivi, senza andare a colpire la cittadinanza con delle tasse come si era voluto fare con la legge sul CO2“.

dal minuto 11:08