Secondo e ultimo dibattito de ‘laRegione’ in vista del ballottaggio per gli Stati: al centro canone Rsi, migrazione, costi della salute, Avs e Gottardo.

di Jacopo Scarinci e Giacomo Agosta

Regazzi, perché lei personalmente e l’Unione svizzera delle arti e mestieri che presiede non  siete  soddisfatti della revisione dell’Ordinanza sulla radiotelevisione che propone di abbassare il canone a 300 franchi e porta altre 63mila aziende a non pagarlo arrivando così all’BO¾delle stesse? Non è stato fatto abbastanza?

Regazzi: Innanzitutto è apprezzabile che il Con­siglio federale abbia fatto lo sforzo di andare in­ contro alle richieste dell’iniziativa che abbiamo sottoscritto. ma per quello che riguarda le azien­de sono deluso: è una proposta più cosmetica che di sostanza. Passare da SOOmila franchi di fatturato a 1.2 milioni non risolve il problema Perché il canone a carico delle ditte è una forzatura, un doppione: le persone che lavorano in un’azienda già lo pagano, non si capisce perché le aziende in quanto tali debbano pagare questo balzello. Noi come Usam avevamo proposto, con una mia ini­ziativa parlamentare. di esentare tutte le Piccole e medie imprese.che hanno fino a250 collabora­ tori. La cifra d’affari è il peggior criterio da consi­derare, non dice niente: ci sono casi dove si ha un fatturato molto alto ma pochissimo margine, ad esempio.

D’accordo, ma parlando proprio di  aziende non teme che ci sia un caro dell’indotto economico che comunque la Ssr garantisce? Regazzi: Con questa proposta non si azzerano né la Ssr né la Rsi. L’iniziativa popolare è piuttosto aggressiva. con un impatto importante. ma c’è comunque. nel caso venisse approvata, la possi­bilità di adeguare alla nuova situazione i pro­grammi o restringere l’offerta dell’online. Anche se spero si arriverà a un compromesso tra lo sta­tus quo e l’iniziativa, in modo da evitare un con­traccolpo cosi duro. Ma parlare di messa in peri­colo della democrazia, come ha fatto il direttore della Ssr Marchand, mi sembra fuori luogo.