Corriere del Ticino. L’opinione

Con la votazione del prossimo 3 marzo i promotori dell’iniziativa per una 13. AVS hanno deciso di rimettere in discussione uno dei capisaldi su cui si basa la nostra società: il principio di solidarietà tra generazioni. Con la promessa che tramite il versamento di una mensilità supplementare non solo gli anziani bisognosi potranno vivere una vecchiaia degna, ma anche le generazioni future potranno approfittare di un’ AVS solida, i vantaggi di una simile proposta sembrano essere chiari e addirittura giustificati da questo nobile sentimento di unione tra popolazione attiva ed in pensione e tra persone ricche e povere.

Ma questo quadro tratteggiato dai sostenitori dell’iniziativa non è così roseo come vorrebbero farci credere. E l’insidia più grande si nasconde nel conto salato che come consumatori – ed in particolare giovani e famiglie – saremo chiamati a pagare. L’introduzione della 13. AVS comporterebbe infatti inevitabilmente un aumento dei costi per il sistema previdenziale svizzero, che già versa in una situazione precaria, stimati a oltre 4 miliardi di franchi all’anno a partire dal 2026 e che saliranno a 5,3 miliardi di franchi dal 2033. Non proprio briciole. Eppure, su come finanziare questo buco gli iniziativisti fanno orecchie da mercante, senza specificare che potrà essere compensato solo tramite maggiori prelievi sui salari, aumento dell’IVA e conseguente diminuzione del potere d’acquisto. Il tutto in un contesto economico che già mette particolarmente sotto pressione il ceto medio, confrontato con gli aumenti del carovita, degli affitti e della cassa malati.

E questo a che pro? Per garantire il versamento di una rendita con un sistema a pioggia, distribuendo cioè soldi a tutti, indipendentemente dalla situazione economica del pensionato. Così, chi già percepisce la rendita massima beneficerebbe di una tredicesima mensilità pari a quell’importo. Certo, anche chi è in difficoltà riceverebbe un aumento sulle proprie rendite, ma non godrebbe dello stesso tipo di aiuto come chi, invece, già ne beneficia al massimo.

Sarebbe molto più equo e giusto intervenire sulle prestazioni complementari, fornendo aiuti mirati a coloro che versano davvero in difficoltà e senza per questo andare a rompere quel patto di solidarietà intergenerazionale che contraddistingue il nostro sistema di previdenza sociale.In sintesi, l’effetto è semplice: aumentare le rendite significa aumentare le tasse.

L’iniziativa per una 13. AVS sarebbe quindi il classico boomerang, poiché le misure che dovranno essere adottate -purtroppo in parte già necessarie a causa della sua attuale situazione precaria -per compensare le maggiori uscite (innalzamento dell’IVA e dei prelievi sui salari) andranno alla fine a colpire più duramente proprio coloro che già faticano ad arrivare alla fine del mese.

Prima di votare a favore di questa proposta dovremmo dunque forse farci un profondo esame di coscienza e chiederci se davvero vogliamo ipotecare il futuro delle giovani generazioni con oneri finanziari supplementari che andranno a colpire tutti, minando così le basi stesse del nostro